IL CORSIVO – Se l’onorevole Bonaccini fa troppo il Bonaccione
Intervista del Corsera a Stefano Bonaccini, ormai ex presidente della Regione Emilia-Romagna (si è dimesso il 26 giugno 2024 per incompatibilità con la nuova carica) e attuale europarlamentare Pd eletto nella circoscrizione Nord-orientale con oltre 390 mila preferenze.
Due domande per tutte: 1) “In Francia e in Gran Bretagna la sinistra ha vinto. Ma sono due modelli di sinistra molto diversi tra di loro. Il Pd a quale dovrebbe ispirarsi?”. 2) Una parte della sinistra italiana vuole emulare il nuovo Fronte popolare francese. La sua opinione?”.
Le risposte (in sintesi): 1) “Il Pd continui lungo la strada che ha imboccato in questi mesi e che ha portato a una crescita di consensi, a partire dall’ottimo risultato delle europee e alle vittorie in tantissimi capoluoghi e comuni al voto… – 2) In Francia l’avanzata della destra ha portato moderati e sinistra ad unirsi per battere una destra col vento in poppa, risultato che solo un mese fa era impensabile. In Italia, numeri alla mano, l’alternativa al centrodestra va costruita sulla base di un programma chiaro di tutte le forze alternative a questo governo. Si può fare? Sì, l’abbiano dimostrato poche settimane fa in tantissimi comuni al voto. Se ha un progetto di governo serio è possibile unire e vincere”.
Cosa dire? Il neo-europarlamentare dem più che Bonaccini è un bonaccione. Si è fatto sfilare la segreteria nazionale del Pd, non dall’improvvisata Schlein, ma dagli sponsor di lei, gli ex Dc Franceschini e Prodi convertiti in vecchiaia alla “radicalità” di De Benedetti, e li ha perdonati. È un vero bonaccione, Bonaccini: è stato più volte messo a tacere dalla Schlein, la quale deve a lui quel tanto di notorietà che aveva conquistato per essere stata assessore della sua giunta regionale. E l’ha perdonata.
Ora, candidamente, Bonaccini ci viene a raccontare che il Pd è cresciuto in misura insperata alle europee perché è stato più presente nelle piazze, più vicino alla gente, più concreto nella difesa delle fasce deboli: insomma un Pd che lui stesso aveva interpretato ma evidentemente senza riuscire a farsi capire, tant’è che c’è voluta la Schlein per far crescere il Pd. Ergo, Bonaccini ha perdonato perfino se stesso, tanto è buono – pardon! – bonaccione!
Appare chiaro che l’ex governatore dell’Emilia-Romagna fa finta di non capire che i punti guadagnati dal Pd alle europee non gli arrivano dal centrodestra, ma in larga parte dai 5 Stelle di quell’altro bonaccione (si fa per dire) che è Giuseppe Conte, e nella parte rimanente dai cacicchi e capibastone tanto odiati da Elly, ma senza i quali – De Luca e Decaro in testa – il Partito Democratico si sarebbe ridotto ad un “quasi Salvini” privo di Vannacci.
Ahi ahi ahi, Bonaccione Bonaccini!
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