IL CORSIVO – Spieghiamo alla Premier Meloni il bluff dell’Autonomia “Calderoli”

A proposito del Disegno di legge sull’Autonomia – voluto da Calderoli e diventato legge grazie alla complicità di Fdi e di Forza Italia – la Premier Giorgia Meloni ha scritto tra l’altro su Facebook: “L’opposizione usa irresponsabili toni da guerra civile perché non ha argomenti nel merito. Io penso che i toni violenti che usa la sinistra sull’Autonomia, ma anche su tutte le altre riforme, non siano altro che una difesa disperata dello status quo”.
Cosa dire? Mettiamo da parte le altre riforme e mettiamo da parte anche la sinistra, che di nefandezze ne ha fatte non poche quand’era al governo e continua a farne stando all’opposizione.
Parliamo in rapida sintesi dell’Autonomia presa a sé, senza bandierine politiche ma semplicemente utilizzando la logica, “dono” di cui Giorgia Meloni è decisamente dotata anche se a volte volutamente l’annebbia per camuffare il suo pensiero reale: lo richiede la politica, questa politica, e lei si adegua.
La presidente del Consiglio dice che certi toni violenti nascondono in sostanza la difesa dello status quo. E in un certo senso ha ragione. Ma perché non prova a chiedersi se lo status quo non sia – questo sì, disperatamente – il male minore rispetto allo status che comporterebbe per il Sud la riforma nordista di Calderoli una volta che venisse applicata?
Lei sostiene – com’anche afferma il leader di Forza Italia, Tajani – che fino a quando non saranno finanziati i Lep la riforma non può produrre effetti esecutivi. Ebbene, a parte che per le materie non vincolate ai Lep la legge sarà applicabile subito dopo la firma del Capo dello Stato e la pubblicazione in G.U., perché la Premier – proprio lei che implicitamente vanta di avere argomenti in abbondanza per giustificare il varo della riforma – non accenna minimamente al costo dei Lep? La domanda è retorica, la risposta è nei fatti. Gli esperti, a cominciare dal ministro leghista Giorgetti, dicono che ci vuole una montagna di euro per finanziare i Lep, qualcosa che oscilla dagli ottanta ai cento miliardi.
Ed ecco la seconda domanda, anch’essa retorica: dove li prendiamo questi soldi, Egregio Signor Primo Ministro? Cosa fa, non risponde? Si rifugia dietro l’ennesimo segreto di Fatima? Suvvia, Lei sa bene che quei soldi non ci sono. E allora la domanda successiva è ancora più semplice: se Lei e il suo Vicepremier Tajani ben sanno che i soldi non ci sono e non ci saranno per un po’ di anni, perché approvare con tanta fretta e addirittura nottetempo una riforma che – a Suo stesso dire – può essere applicata solo se c’è la copertura finanziaria dei Lep? “Do ut des”, Signor Primo Ministro? E la Lega si accontenterebbe di una legge non applicabile dandoLe in cambio il Premierato? Oppure Calderoli e il suo partito si son fatti bene i calcoli e trovano comunque conveniente acchiappare subito le materie non vincolate ai Lep, quindi fruibili, e fregarsene per ora del resto?
Il grande buff della legge è proprio in questo passaggio: la possibiità di governare “in Autonomia” tutto ciò che non ha il vincolo dei Lep, e non è affatto poco. È quel tanto che basta per far correre ancora più velocemente il Nord rispetto al Sud in quasi tutte le categorie del benessere.
Come fanno due leader mentalmente molto ben attrezzati come la presidente del Consiglio e il suo vice Tajani a non rendersene conto? Scontato: se ne rendono conto ma devono pagare alla Lega uno dei pegni della coalizione, quello per i leghisti più importanti. Ecco perché Meloni e Tajani hanno tradito il Sud. Ed ecco perché devono politicamente pagare il conto nelle aree del Sud.

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