IL CORSIVO – Giustizia a orologeria e Costituzione nel cassetto

È vero o falso che quando si è vicino alle elezioni aumentano avvisi di garanzia e misure cautelari a carico di politici e amministratori? Non pare ci siano al riguardo studi statistici certificati.
In ogni caso un dato è certo: se viene “avvisato” o addirittura arrestato un politico/amministratore di destra, la sinistra “apre” il cielo e scarica tempeste di sentenze, tutte di condanna naturalmente, sul malcapitato e sul partito al quale appartiene, dopo la consueta, ipocrita premessa di garantismo fino all’eventuale giudizio di terzo grado. Accade esattamente la medesima cosa, a parti invertite, se l’avvisato o addirittura arrestato è di sinistra.
Altro atteggiamento speculare. Se l’avvisato o arrestato è di destra, c’è sempre il capo o capetto o semplice rappresentante della stessa parte politica che insinua l’azione infame della “giustizia a orologeria”. L’avvisato o arrestato è di sinistra? Può cambiare il “fuso orario” – leggi pure giorno più giorno meno rispetto alla data delle elezioni – la lagna dell’orologio giudiziario è sempre bell’e pronta.
Ora, che i magistrati non siano una categoria dello spirito, oso aggiungere santo, e che qualcuno di loro – sottolineo “qualcuno” – sia aduso a giocare con le lancette dell’orologio, non è un’invenzione del Maligno. Ma da qui a sostenere che gli orologi di quasi tutti i Pm siano sincronizzati sull’ora della “giustizia politica”, non è semplicemente osceno, è anche e soprattutto un’offesa all’intelligenza dei cittadini elettori.
Fresco di giornata c’è il caso del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, finito ai domiciliari per presunta corruzione. Lui è di centrodestra. Eccoti allora, tra gli altri, nientepopodimeno che il ministro Lollobrigida in carne ed ossa – quello che ha mezza probabilità su mille di azzeccarne una soltanto se sta zitto – lasciarsi andare al banalissimo oracolo del magistrato a orologeria: “Ho visto che queste lunghe indagini, che credo di aver capito durate tre anni, si concludono a 25 giorni dalle elezioni europee con degli importanti arresti. Io ho fiducia nella magistratura”. Verrebbe da dirgli: ma se ha fiducia, egregio Signor Ministro, perché non se ne sta buono e zitto e lascia fare, fiducioso, il proprio lavoro alla magistratura?
È solo un esempio, il più attuale. Altri arresti di politici e amministratori, per presunta corruzione o altro, riempiono da anni le cronache giudiziarie in prossimità o più o meno lontano dagli appuntamenti elettorali. Sarà un caso, il rito politico è stucchevolmente sempre lo stesso.
In conclusione, come possiamo chiosare questo raccontino, senza la pretesa di avere tra le mani la Bilancia della Giustizia, ma piuttosto utilizzando il bilancino del farmacista, peraltro e in qualche modo già previsto e codificato dai Padri eccellenti della nostra Costituzione? “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Il paradosso è che questo articolo della Costituzione (il “27”) viene quotidianamente calpestato e dato in pasto alla pubblica opinione. Un avviso di garanzia – specie nelle vicende politiche – ormai vien fatto passare nell’immaginario collettivo come una condanna di terzo grado. Di chi è la responsabilità? Nessun dubbio: della categoria giornalistica politicizzata, scandalistica o semplicemente in malafede, e soprattutto di certi politici, ovvero – come si diceva innanzi – di quei politici che utilizzano l’arma giudiziaria per assolvere o condannare, a seconda delle proprie convenienze.
“L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Questo è Vangelo di Civiltà. Il problema è che ci sono sempre meno “Apostoli” disposti a diffonderlo.

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