Colpe e responsabilità
Pare che in molti siano concordi su quale sia uno dei mali del nostro secolo. E’ infatti notizia recente che “il sindaco di New York intende fare causa a Tik Tok, Facebook e You Tube per danni alla salute mentale dei giovani, ovvero per avere creato, ad arte, delle piattaforme che creano dipendenza nei giovani”.
La notizia mi colpisce non poco, pur nel suo azzardo e mi viene d’emblée di pensare ai presumibili aspetti giudiziari di una simile accusa.
Certo il Sindaco non sbaglia! I social oggi occupano uno spazio ingombrante nella vita di ciascuno di noi, sin dai primi anni di vita delle nuove generazioni. Sono diventati, cioè, quasi l’unico modo di interazione e di confronto, e, conseguentemente, l’unico assoluto alter ego. Un modo comodo, dal momento che si è troppo spesso lasciati liberi di esprimere concetti e critiche “senza però metterci la faccia”, si può offendere chiunque senza dover affrontare lo sguardo e la reazione immediata della persona offesa; ci si può, insomma, sentire dei “grandi” per il coraggio delle parole pronunciate solo sul web e mai nella vita reale. Come se non bastasse i social hanno avuto anche il potere di abbattere virtualmente qualsiasi muro di confine tra la gente comune e quella del mondo dello spettacolo, in quanto tutti oramai hanno la possibilità di mostrarsi di continuo come se si fosse in balia dei paparazzi, al pari di attori e soubrettes.
Tutto ciò naturalmente può avere un impatto sicuramente negativo sui giovani, in considerazione del loro vivere pressoché in simbiosi con i social più che con la famiglia e gli amici reali, cosa che in realtà, al di là delle apparenze e dei facili “mi piace” ottenuti, può solo amplificare insicurezze e solitudine.
Ma davvero la responsabilità di questo approccio a volte malato da parte dei giovani con i social è da attribuire esclusivamente a Elon Musk?! Eh già, oramai sembrano spariti dal nostro vocabolario termini del tipo “autoresponsabilità” o libero arbitrio, perché, diciamolo, è molto più comodo cercare le colpe negli altri, e, soprattutto, in chi può garantire poi una forma di risarcimento.
Ma in tutto questo, che ruolo hanno i genitori? E che rilievo, oggi, ha la loro capacità di educare, di dialogare, di rimproverare, di essere d’esempio?! Non certo un rilievo di secondo piano se è vero, come è vero, innanzitutto che i nostri figli in realtà ci osservano più di quanto immaginiamo, e inesorabilmente assorbono nostri modi di essere e di comportarci. Del resto capita spesso, nei ristoranti o anche in altri ambiti, di assistere ad immagini di bambini a cui, sebbene di tenera età, i genitori consegnano i propri cellulari per farli giocare con questo strumento che emette sorprendenti immagini e giochi colorati e stare, così, per un po’ tranquilli.
E dunque, è davvero solo colpa di Musk?!
Ai giudici newyorkesi l’ardua sentenza!
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