IL CORSIVO – Luca Zaia e l’Autonomia che piace a lui

È fuori d’ogni ragionevole dubbio che Luca Zaia, governatore del Veneto, sia un ottimo amministratore e un eccellente politico, peraltro dotato di grande sensibilità istituzionale e di sicura onestà intellettuale: sempre, quest’ultima dote, eccezion fatta di quando si parla d’Autonomia differenziata.
A proposito della quale, ancora ieri ha detto: “L’Autonomia è un’opportunità per tutte le Regioni. Il massimo del godimento da parte mia sarebbe vedere tutte le Regioni che chiedono l’Autonomia. Daremmo così compimento a quanto diceva Einaudi nel 1948: ad ognuno dovremo dare l’Autonomia che gli spetta. Ed è esattamente quello che si sta facendo”.
Eccola qui – e solo qui, è doveroso sottolinearlo – la falla nell’onestà intellettuale di Luca Zaia. L’Autonomia non è, in via di principio, una cosa malvagia, luciferina. Tutt’altro: può essere addirittura una santa cosa anche per l’Italia del Sud. Il succitato compianto Presidente Luigi Einaudi pensava all’Autonomia in modo assai diverso da come l’ha tradotta in disegno di legge il ministro Calderoli, che poi è il modo in cui piace alla Lega, quindi anche a Zaia.
L’argomento è diventato perfino noioso. La riforma Calderoli prescinde dalla necessità che tutte le Regioni siano concretamente messe nelle stesse condizioni di partenza. Lo teorizza, ma si ferma all’intenzione. Definisce i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni), giusto per gettare un bel po’ di fumo negli occhi al Sud, ma di fatto non li finanzia, o comunque rinvia al futuro il finanziamento.
Il punto essenziale è proprio questo: i Lep hanno un costo che si aggira tra ottanta e cento miliardi di euro. Dove li prendiamo?
La soluzione suggerita da chi ha cervello e buon senso è la seguente: prima finanziamo i Lep e poi facciamo il resto. Alla Lega, e quindi a Zaia, questo percorso non piace. Vogliono l’Autonomia subito. È qui l’inganno. Con buona pace dell’ottimo e simpatico governatore del Veneto.

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