Un buon auspicio per tutti
Se mi succede di viaggiare con un bel sole nel cielo e solo poche nuvole, allora non importa che per lavoro mi sia dovuta mettere in macchina in un giorno, come il 29 dicembre, quasi festivo per molti; tanto più, poi, che nei miei percorsi sono comunque in compagnia dei miei pensieri che risultano addirittura più rumorosi della musica che metto di sottofondo.
Così, in questa solo apparente solitudine, nel macinare con calma i chilometri, ho il tempo e il modo soprattutto di osservare i paesaggi che attraverso, scorgerne luci ed ombre, apprezzarne, da una prospettiva in movimento e quindi continuamente variabile, gli scorci particolarmente piacevoli che di volta in volta mi appaiono.
Ed è proprio grazie alla luce tersa e al limitato traffico di prima mattina che la mia attenzione il 29 è stata catturata da ciò che mi è apparso ben visibile sull’A16, con direzione Benevento, e cioè un borgo costruito quasi magicamente sulla sommità di una montagna; un insieme di case e di chiese tutte concentrate e strette tra di loro senza alcuna dispersione, abbarbicate magistralmente sulla vetta dell’altura, al di sopra di ogni nebbia, al di sopra del tempo che scorre, fermo nella sua storia. Un paese che apparentemente, per la bellezza che emana dalla sua posizione, sembra non essersi “perso nella selva oscura” o che comunque ha saputo lasciare fuori il suo inferno, magari grazie al vento che lì spira forte e che spazza via tutto, anche ogni mestizia, o grazie ai raggi di sole che dalle prime ore dell’alba e sino al tramonto penetrano in ogni casa, in ogni vicolo, in ogni cuore.
Mi è sembrata una posizione privilegiata quella di questo paesino di cui non so il nome, che, anche per la sua continua esposizione ad ogni intemperia, mi fa fantasticare su un legame stretto e solido tra tutti i suoi abitanti.
E per un attimo ho provato ad immaginare lo spettacolo pirotecnico a cui è possibile assistere da lassù la notte di Capodanno con i suoi botti e i petardi multicolori, per quanto forse in questo momento storico avremmo bisogno piuttosto di cancellare dalla nostra mente tutto ciò che ricordi il suono delle bombe e degli scontri a fuoco presenti da troppi mesi nei paesi in guerra.
Potremmo allora scegliere di salutare l’anno vecchio che va via, ad esempio, con le campane che suonano a festa. Chissà, magari sarebbe di buon auspicio per tutti oltre ad essere, peraltro, meno inquinante e meno dannoso per gli animali!
I commenti sono chiusi.