IL CORSIVO – Il “fondoschiena” di Matteo Renzi
Sei mesi alle elezioni europee, ma è già mobilitazione generale dei partiti.
Ieri a Roma, nel corso dell’assemblea nazionale di “Italia viva”, la chiamata alle armi di Matteo Renzi.
Ha detto: “Da gennaio a giugno dobbiamo fare una battaglia casa per casa, piazza per piazza, e prendere quel milione di voti che ci servono per dare voce all’Europa che vogliamo e ridare dignità alla politica. Dobbiamo superare l’idea che la politica sia twittermania, idea che abbiamo avuto anche noi. Dobbiamo tornare anche a strumenti tradizionali… Tra la destra e il Pd si apre uno spazio bello e grande, ma ci dovremo fare un mazzo tanto. Fino a Natale riposatevi, ma dopo dobbiamo avere banchetti, essere presenti in tutte le scuole, nelle venti principali università italiane, dovremo fare l’8, il 9 e il 10 marzo la Leopolda, dovremo fare battaglie identitarie in molti comuni, dovremo portare Gualtieri a dire Sí o No all’Atac, e guardare in faccia gli odiatori”.
Niente dubbi: alimenta il fuoco della passione politica, Matteo, come e più, si fa per dire, del petrolio arabo. Epperò, a proposito del non casuale riferimento al fondoschiena, e giusto per usare il suo stesso linguaggio, colorito ma fuor di dubbio incisivo ed eloquente, va ricordato a Renzi che il mazzo tanto l’hanno già fatto a lui gli elettori, riducendo il suo partito all’irrilevanza d’un innocuo 2 per cento.
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