IL CORSIVO – Se Pupo torna a cantare a Mosca…
È accaduto sabato scorso, 25 novembre, ma se n’è scritto soltanto due giorni dopo, senza nemmeno darne grande risalto sui “giornaloni” italiani, e chissà perché.
La notizia è che il popolarissimo cantautore italiano Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, ha partecipato anima e corpo ad un notissimo spettacolo di Mosca. In Italia nessuno ne sapeva niente. Contrariamente alle abitudini degli artisti, i quali tengono molto a pubblicizzarsi anche quando vanno alle feste paesane ben pagate, Pupo deve aver fatto i salti mortali per tenere sotto silenzio la notizia. D’altra parte, anche quando (al ritorno) ne ha parlato in una intervista a Repubblica, ha diluito la trasferta a Mosca in un mare d’altre notiziole, quasi a voler sottolineare la marginalità di un evento che non era, e non è, affatto marginale se opportunamente valutato nel contesto della guerra generata dalla Russia con la criminale invasione dell’Ucraina a febbraio del 2022.
Le cronache riferiscono che Pupo si è esibito sul palco della VTB arena davanti a circa 14 mila persone. I beninformati garantiscono che il cantautore abbia perfino esclamato “I love you Russia”, amorevole espressione ripetuta anche in lingua locale, giusto per conferire maggiore enfasi ad un sentimento alto e nobile.
Per carità, Pupo è liberissimo di cantare dove più gli aggrada e di fare ciò che vuole oggi e sempre. Ci mancherebbe. Tuttavia non si può sottacere che mesi fa disse pubblicamente d’aver ricevuto minacce del seguente tenore: non l’avrebbero più inserito nelle programmazioni artistiche in Italia se si fosse ancora esibito sul territorio russo. E tanto proprio a causa dell’aggressione di Putin nei confronti dell’Ucraina. Nel frattempo tante cose sono cambiate nel mondo, ma non di certo il contesto russo-ucraino.
Ripetiamo: liberissimo Pupo di comportarsi come meglio crede. Ciò che guasta é il messaggio che le azioni di personaggi così popolari trasmettono all’esterno e che viene recepito dalla coscienza collettiva come “ritorno alla normalità”, anzi come cancellazione di ciò che è accaduto.
Epperó, diciamolo: non è discutibile soltanto il messaggio di Pupo. Ce ne sono altri di gran lunga più gravi, diremmo devastanti. Sono quelli che da mesi arrivano da un certo spietato ideologismo giustificazionista anche rispetto al peggio che accade, ultimo esempio gli atti terroristici di Hamas il 7 ottobre.
La morale è questa: ci abituiamo a tutto. Per poi sorprenderci, e pentirci, e riprometterci, ancora inutilmente, come prima e più di prima, che alla successiva occasione non sbaglieremo più. Di qualsiasi cosa si tratti: di una guerra, di una strage d’innocenti, dell’ennesimo femminicidio.
Nel frattempo molte cose possono essere cambiate.
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