IL CORSIVO – Maurizio Landini e Giuseppe Di Vittorio
Fosse per il segretario della Cgil, Maurizio Landini, in Italia bisognerebbe fare uno sciopero ogni mese, come metodo generale, se c’è un governo che non sia di suo gradimento, indipendentemente dal colore politico: giallo-verde, giallo-rosso, arcobaleno. Se poi si tratti d’un governo “sfacciatamente” di centrodestra, e l’occasione venga fornita dalla manovra, fosse ancora per lui – lui Landini – la periodicità dello sciopero dovrebbe essere settimanale, preferibilmente di venerdì, e si capisce perché: tre giorni di svago sono sempre meglio di due. O no?
Certo, il ministro Salvini esagera quando parla “di capricci” del segretario Cgil. Ma non bisogna farci caso, lui è fatto così: ogni tanto confonde la Lega partito con i giochi Lego e costruisce improbabili ponti per unire le parti d’un discorso a prova di logica.
Ma come stanno realmente le cose sull’uso che si fa dello sciopero? Il Corriere della Sera lo ha chiesto ieri ad una personalità di sicuro spessore culturale e di collaudata affidabilità, il giuslavorista Pietro Ichino.
Riferendosi al Garante, che ha eccepito soprattutto “lo stillicidio di scioperi in settori di servizi pubblici essenziali”, il Professor Ichino rileva “un comportamento sindacale che sta svuotando di significato questo strumento di lotta”. E al giornalista che gli chiede di approfondire il tema, risponde testualmente come segue: “Giuseppe di Vittorio, segretario della Cgil, alla Costituente disse che lo sciopero è un atto grave e solenne, da usare con grande parsimonia per difenderne il valore morale e civile. Lo sciopero perde questo carattere, e dunque la sua efficacia, se diventa una routine, come è diventato oggi in Italia lo sciopero dei trasporti del venerdì. Che è connotato anche da una certa dose di opportunismo. Collocandosi al venerdì, infatti, mira ad avvalersi dell’adesione opportunistica di chi vi partecipa solo per aggiungere un giorno di vacanza a fine settimana”.
Il Professor Ichino naturalmente ha ragione. Del resto, il problema è che Di Vittorio era Di Vittorio e Landini è Landini. Di Vittorio fu il fondatore e primo segretario generale della Cgil, Landini è uno dei tanti segretari della Cgil. Di Vittorio all’Assemblea Costituente della Repubblica (e dopo in Parlamento) discuteva e si confrontava con una Donna politica, ancorché allora giovanissima, del calibro e stile di Nilde Iotti. Landini gioca a mosca cieca nelle piazze con Elly Schlein, regina degli slogan dell’ovvietà d’epoca pre-marxista.
Insomma, per non farla lunga, il problema è che la specie politica e sindacale, molto più delle altre specie, spesso e volentieri “involve” piuttosto che “evolvere”. Dobbiamo farcene una ragione. Tutto qui.
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