IL CORSIVO – Corrado Augias e la Quinta di Beethoven

Dopo Lucia Annunziata, Bianca Berlinguer, Fabio Fazio ed altri nomi noti andati via meno recentemente, anche Corrado Augias, 88 anni, prestigiosissima firma del giornalismo non solo italiano ed eccellente scrittore, ha lasciato la Rai ed ha firmato un contratto biennale con La7. L’annuncio è stato dato dal Gruppo Cairo Communication. Dal 4 dicembre Augias condurrà in prima serata un nuovo programma settimanale dal titolo “La Torre di Babele”.
“La7 – si legge tra l’altro nella nota dell’editore – rafforza così, ulteriormente, la sua offerta di intrattenimento culturale”.
Cosa dire? La battuta viene facile: se continua questo flusso emorragico, in Rai ci resterà soltanto Nunzia De Girolamo con il suo ”Avanti Popolo”: format – con tutto il rispetto – che quanto a spessore culturale, se si assume Augias come termine di paragone, è una pietra al confronto con l’Everest.
Bisogna anche aggiungere, tuttavia, che se l’emorragia continuasse, in compenso si aprirebbero nuovi spazi per ospitare ex deputate ed ex deputati politicamente trombati: è proverbiale la generosità di Mamma Rai con i politici caduti in disgrazia e che comunque hanno un santino in paradiso.
C’è un “però”. Intervistato da Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera, Corrado Augias ha confermato l’annuncio del Gruppo Cairo Communication ricordando che va a La7 “dopo 63 anni di Rai”. Per carità, l’eccellente giornalista-scrittore è libero di andare perfino su Marte senza dover dar conto a nessuno. Epperò, appunto, non ci venga a raccontare – come ha fatto nell’intervista – che lascia la Rai – dopo esserci stato per due terzi di secolo (e dopo aver ripetuto fino alla noia: “La Rai è la mia vita, è la mia casa, non la lascerò mai”) – soltanto perché ha scoperto che oggi in Rai c’è troppa improvvisazione e ci sono troppi favoritismi. Cosa vuole dire: che nei suoi 63 anni di attività da quelle parti, la Rai è stata Scienza Perfetta dell’Informazione e Luogo Sacro in cui nessuno veniva favorito o discriminato? Suvvia, Augias: detto da un Onesto Intellettuale della Sua portata, stona parecchio: è un po’ come inserire un pezzo di tarantella nella Quinta Sinfonia di Beethoven.

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