Facciamo guerra ad ogni guerra
– di Clara Spadea –
In questi giorni ci sono delle parole regine che imperano e che, purtroppo, stanno quasi forgiando il nostro pensare e il nostro vivere quotidiano.
Mi riferisco, in particolare, a parole come: conflitto, assedio, evacuazioni, ostaggi, emergenze umanitarie, esondazioni, distruzioni; parole che rimbombano ormai frequentemente nella nostra mente come delle sirene antiaeree, e che sono capaci di trasmetterci allo stessa maniera tutto l’orrore che altrove cade giù dal cielo.
Di conseguenza, è un po’ come se fossimo tutti, ovunque, intenti solo “a fabbricare maschere da lupo” (Ted Hughes) sino, poi, a trasformarci, pur senza accorgercene, proprio in lupi selvatici e famelici.
Basti considerare come le guerre, ad esempio, dapprima limitate in pochi Stati e condannate dai fautori di pace, si stiano allargando a macchia d’olio, abbiano distrutto ospedali e case, stiano uccidendo, con facilità impressionante, priva di qualsiasi sentimento di pietà, milioni di civili e bambini, come fossero birilli su una pista di bowling, e non più individui dotati di anima e occhi imploranti, che avrebbero voluto solo continuare a vivere la loro sia pur misera ma tranquilla quotidianità.
Così sentire ogni giorno parlare di conflitti , di ostaggi, di morti, può far indurire il cuore di ciascuno di noi, lasciare spazi sempre più ampi alla freddezza, all’indifferenza verso i problemi dilaganti, alla ricerca sfrenata solo del proprio quieto vivere e del proprio esclusivo benessere, dimenticando, invece, che “noi siamo anche i nostri morti” (J. Tolentino), noi siamo tutti i bambini che non sono riusciti a mettersi in salvo, siamo le mamme che piangono disperate per la perdita dei loro figli, siamo i soldati caduti sotto le macerie di una guerra ingiusta, perché combattuta in un’epoca in cui dovrebbe prevalere il dialogo ed il confronto e non certo le belligeranze.
Dovremmo evitare che le parole e i fatti di morte e di distruzione, abusati in questo periodo, possano incidere negativamente su di noi. Non bisogna consentire che le brutalità attuali e la grave indifferenza morale presenti in tutto il mondo ci trasformino in lupi.
Cerchiamo di salvare briciole di umanità e di pietà, di provare sofferenza per le sofferenze altrui. Facciamo guerra ad ogni guerra, cominciando, naturalmente, dal nostro piccolo, cambiando innanzitutto noi stessi. Anche il bene può espandersi a macchia d’olio.
E allora prendiamoci cura di chi ci è vicino o di chi ha bisogno, apriamoci alla comprensione e al confronto costruttivo.
Facciamo diventare il prendersi cura degli altri la nuova “epidemia” da diffondere ovunque.
Combattiamo così ogni guerra, anche quelle in cui inevitabilmente ci imbattiamo nel nostro quotidiano.
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