IL CORSIVO – Il Pnrr e l’aureola del ministro Fitto
C’è il Sì dall’Europa per la terza e quarta rata del Pnrr, ma il prezzo è stato il taglio di circa sei miliardi dei fondi programmati. Il ministro Fitto spiega che la scelta di eliminare una serie di progetti era inevitabile. Non ha tutti i torti, ma la responsabilità di aver perso un bel po’ di tempo per decidere non può essere scaricata sui governi precedenti: troppo comodo.
Si comprende, allora, la protesta che ancora una volta arriva dal Sud e non già dall’opulento Nord. Il prezzo maggiore lo pagano le regioni che hanno più bisogno di finanziamenti. Non a caso nel plafond complessivo è prevista una riserva percentuale di fondi per il Mezzogiorno.
Il paradosso è che si vanno a tagliare risorse destinate a progetti già in fase avanzata di programmazione, con l’impegno del ministro che saranno poi comunque finanziati con soldi del fondo di coesione e sviluppo. Insomma, risorse concrete, certe e subito ma spalmate su tutto il territorio nazionale – evviva il Nord! – e invece risorse virtuali, ovvero rinviate a quando un giorno forse ci saranno, per il Sud.
Fa bene De Luca, allora, a definire “rapina” la scelta di Fitto. E fa bene il sindaco di Napoli, Manfredi, a sottolineare che niente di quanto ha deciso il ministro è stato concordato con gli altri livelli istituzionali direttamente interessati alla realizzazione del Pnrr. Con la conseguenza, gravissima, di bloccare anche progetti già in gara d’appalto.
Si sconta, in buona sostanza, un eccesso di centralizzazione di scelte e decisioni che finiscono per attuare rimedi peggiori del danno già fatto. Mica è poco per un ministro che ambisce a passare nei libri di storia quasi come un Santo Statista, “aureola” di cui peraltro già sembra abusivamente adornarsi nelle sue apparizioni pubbliche.
Si comprende, allora, la protesta che ancora una volta arriva dal Sud e non già dall’opulento Nord. Il prezzo maggiore lo pagano le regioni che hanno più bisogno di finanziamenti. Non a caso nel plafond complessivo è prevista una riserva percentuale di fondi per il Mezzogiorno.
Il paradosso è che si vanno a tagliare risorse destinate a progetti già in fase avanzata di programmazione, con l’impegno del ministro che saranno poi comunque finanziati con soldi del fondo di coesione e sviluppo. Insomma, risorse concrete, certe e subito ma spalmate su tutto il territorio nazionale – evviva il Nord! – e invece risorse virtuali, ovvero rinviate a quando un giorno forse ci saranno, per il Sud.
Fa bene De Luca, allora, a definire “rapina” la scelta di Fitto. E fa bene il sindaco di Napoli, Manfredi, a sottolineare che niente di quanto ha deciso il ministro è stato concordato con gli altri livelli istituzionali direttamente interessati alla realizzazione del Pnrr. Con la conseguenza, gravissima, di bloccare anche progetti già in gara d’appalto.
Si sconta, in buona sostanza, un eccesso di centralizzazione di scelte e decisioni che finiscono per attuare rimedi peggiori del danno già fatto. Mica è poco per un ministro che ambisce a passare nei libri di storia quasi come un Santo Statista, “aureola” di cui peraltro già sembra abusivamente adornarsi nelle sue apparizioni pubbliche.
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