IL CORSIVO – A proposito del ministro Santanchè

Il caso giudiziario della ministra del Turismo Daniela Santanchè (Fratelli d’Italia).
L’inchiesta della Procura di Milano è stata aperta nel 2022. L’ipotesi di reato è di falso in bilancio della società Visibilia Editore, della quale Santanchè è stata presidente. Il caso è esploso nell’ultima puntata di Report (Rai 3): un servizio sulle ex società dell’attuale ministro. Il racconto dell’inchiesta giornalistica contiene accuse pesanti: bilanci in rosso, lavoratori licenziati senza liquidazione e ditte fornitrici non pagate. Il servizio di Report ha anche indagato su “Open to Meraviglia”, la promozione turistica, voluta dalla ministra, con la Venere di Botticelli in versione influencer, e sul gruppo che si è visto assegnare l’appalto senza gara.
Il caso, naturalmente, è diventato politico, e sia le opposizioni che Lega e Forza Italia hanno chiesto alla ministra di chiarire la vicenda in Senato. Lei ha assicurato che non ha avuto avvisi di garanzia (la qual cosa, invero, non rileva alcun che), né di essere sotto processo. Ed ha comunque aggiunto che, se la richiesta di riferire in Aula sarà formalizzata, vi aderirà senza batter ciglio.
Ineccepibile, fin qui, la posizione della ministra. Manca soltanto un dettaglio niente affatto marginale: il suo impegno a dimettersi nel caso dalle carte della Procura emergano elementi sufficienti e probanti per sostenere, oltre ogni ragionevole dubbio, l’accusa di un reato decisamente incompatibile sia con la carica di governo che ella ricopre, sia con il rigore etico e morale che caratterizza il profilo politico vantato e declamato dalla leader di Fratelli d’Italia.
Ecco: al di là del corso della giustizia, siamo di fronte ad un caso concreto e paradigmatico per verificare la corrispondenza tra ciò che si dice di essere (in politica) e ciò che effettivamente si è.

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