IL CORSIVO – Se la caccia agli evasori resta chiusa
Suddividendo per 365 giorni il Pil nazionale stimato nel 2023 e mettendo il risultato ottenuto in relazione alla stima del gettito dei percettori di reddito previsto per quest’anno, arriva dopo 158 albe il cosiddetto “giorno della liberazione fiscale”, ovvero la data in cui i contribuenti smettono di pagare le tasse, le imposte, i tributi e contributi sociali per far funzionare le scuole, gli ospedali, gli stipendi ai dipendenti pubblici, le pensioni e orpelli vari, e finalmente cominciano a pagare per le esigenze di se stessi e delle proprie famiglie.
Il calcolo è stato fatto dalla Cgia di Mestre ed è preciso al secondo.
Onorare le richieste del fisco è doveroso per ogni cittadino che possa “civilmente” definirsi tale. Ma come la mettiamo con gli “incivili”, diversamente detti evasori parassiti abituali? Anche uno come il sottoscritto che non s’intende di economia e finanza capisce bene che la pressione fiscale potrebbe diminuire non poco – e comunque potremmo avere scuole, ospedali, trasporti ed altri servizi pubblici primari decisamente migliori – se tutti corrispondessero al fisco il giusto dovuto in proporzione ai propri guadagni.
Il problema, anzi il dramma, è che continuano a pagare le tasse in misura “forzatamente” giusta soltanto i lavoratori dipendenti e una quantità ridotta di onesti gentiluomini tra i liberi professionisti, i commercianti, gli artigiani e gli imprenditori che hanno maturato il senso d’essere “cittadini”. La stragrande maggioranza di evasori sono quelli che, paradossalmente, vivono nel lusso e nei privilegi e, magari, perfino si lamentano dello Stato padrone.
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che di certo non ha colpa dell’andazzo che c’è stato finora in materia d’evasione fiscale, dice ogni due per tre che vuole un’Italia senza cittadini di serie A e B. Fino a prova contraria, è corretto darle credito e fiducia. Intanto sono passati sette mesi da quando si è insediato il suo governo, un tempo che non è certo l’eternità. Epperò sentiamo parlare di tutto lo scibile umano in fatto di riforme e di nuovi provvedimenti mirati a ridurre le disuguaglianze sociali: di lotta all’evasione, nemmeno un afflato così per caso. Come dire che in questa “cosa” impegnativa e soprattutto scomoda siamo ancora, non all’anno o al mese, ma al minuto zero.
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