Come un fiume

C’è un’immagine, completa anche di suoni, che riesce sempre ad attirare piacevolmente la mia attenzione e che sa donarmi un senso di benessere psicofisico unico: è quella di un fiume immerso nel verde che scorre in modo disciplinato nell’alveo verso quella che sa essere la sua meta, mentre diffonde tutt’intorno anche un gradevole gorgoglio capace di far defluire ogni pensiero negativo.
Questa immagine, in uno ai rumori che ne fanno parte integrante, mi ricorda il senso della nostra vita, inarrestabile, con il suo andamento a volte regolare, a volte stagnante, altre volte impetuoso.
Ma più in particolare mi viene naturale paragonare lo scorrere del fiume alla vita dei giovani, caratterizzata dalla freschezza e dalla leggerezza, ignari come sono delle rapide che li attendono lungo il tragitto. Così scorrono senza sosta, distanziandosi sempre più, come è giusto che sia, dalla sorgente che li ha visti venire alla luce, accompagnati da un bagaglio che via via si riempie strada facendo.
A noi adulti, a noi genitori spetta lasciar scorrere la vita dei nostri giovani, non ostacolarla, con la speranza però che nel tempo abbiamo saputo riporre in quel bagaglio ciò che può servire a ridurre al minimo la loro vulnerabilità oltre alla capacità di rimanere nei giusti argini.
Ma ultimamente troppe famiglie ricevono i giovani corpi delle loro figlie chiusi in una valigia, per mano di qualche coetaneo che, per futili motivi, ha voluto spezzare il corso di quei fiume gioioso a cui sarebbe spettato ancora un lungo cammino fatto di soddisfazioni, delusioni, difficoltà, di obiettivi raggiunti o anche solo sognati prima di arrivare alla foce.
Ho sentito qualcuno invocare la necessità di rendere più umane le pene detentive.
Io, invece, vorrei trovare il modo di umanizzare, se fosse possibile, e dare sollievo al dolore di quelle mamme che ad un certo punto si ritrovano solo una valigia in cui è stata brutalmente chiusa la vita di una figlia.
E vorrei piuttosto che tutti noi genitori riflettessimo su quanto sia grave non aver saputo mostrare ai nostri bambini gli argini dai quali non straripare, quanto sia grave aver sottovalutato e tollerato dei chiari comportamenti violenti e prepotenti, ritenendo più semplice ignorarli, non affrontarli nel tempo e nel modo giusto, perché presi da altre incombenze ritenute più importanti o, più semplicemente, per vigliaccheria, e sperando, con grave superficialità, che lì fuori ci sia comunque qualcuno o qualcosa che possa davvero fare le veci di una mamma, di un padre, di una famiglia solida e presente, capace di dire dei no assoluti, di trasmettere il senso dell’orrore, non solo dell’amore.
Ecco, forse è il momento davvero di responsabilizzare maggiormente chi mette al mondo i figli, cercare di far comprendere l’importanza dell’educazione, di un minimo almeno di valori e la ricaduta che questi hanno negli uomini e nelle donne della società di domani, per far sì che ogni fiume possa scorrere sempre in modo fluido, senza che qualcuno compia mai il crimine di romperne gli argini.
Le valigie sono fatte per accompagnarci nei nostri viaggi, devono contenere cose e sogni, non persone.

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