IL CORSIVO – Dario Franceschini e il senso delle donne

Un post di ieri del deputato a vita Dario Franceschini.
Ha scritto: “Ai figli solo il cognome della madre. Anziché creare infiniti problemi con la gestione dei doppi cognomi, dopo secoli in cui i figli hanno preso il cognome del padre, stabiliamo che dalla nuova legge prenderanno il solo cognome della madre. È una cosa semplice ed anche un risarcimento per una ingiustizia secolare che ha avuto non solo un valore simbolico ma è stata una delle fonti culturali delle disuguaglianze di genere”.
Cosa dire? Intanto è singolare che l’onorevole Franceschini – con tutte le nubi che si addensano minacciose nel cielo del mondo, grazie a tipi come Trump, Musk, Putin ed altri soggetti di questo “genere” – se ne venga a giocherellare con il cognome da dare ai figli. È quasi un secolo, a proposito di ingiustizie secolari, che egli siede in Parlamento, e si ricorda proprio ora di invocare risarcimenti per le donne bistrattate richiamando, nondimeno, le “fonti culturali delle disuguaglianze di genere”.
Sicché la domanda nasce spontanea: qual è la vera ragione del suo zelo a sostegno delle donne? Noi, tra il serio e il faceto, una risposta ce l’avremmo, ancorché dubitativa: non sarà mica che vuole risarcire simbolicamente il mondo femminile per la tiratina di capelli riservata ad una giornalista dal suo sodale Romano Prodi?
Se così fosse, sarebbe cosa buona e giusta. Mutatis mutandis, in qualche senso e misura, il suo gesto potrebbe essere perfino interpretato – stavolta sul serio e senza faceto – come un anticipo di risarcimento al Partito Democratico per averci messo alla guida l’attuale segretaria: una pena da contrappasso che più crudele non si poteva.
I commenti sono chiusi.