IL CORSIVO – Trump-Zelensky: dal sogno all’incubo americano

Dal “Sogno” all’Incubo americano. Tutto in poche settimane. Tutto condensato nell’epilogo di un Venerdì Nero, anzi Nerissimo, nello Studio Ovale della Casa Bianca, ahinoi diventata inaspettatamente Grigia davanti agli occhi di larghissima parte del Mondo Civile.
Lì, nello Studio Ovale, in qualche misura simbolo politico della Civiltà Occidentale, lo show del Presidente Usa ha distrutto in pochi minuti il senso estensivo del Sogno Americano: ovvero la Grande Bellezza del riscatto dal bisogno e dalla povertà, che si conquista, sì, con il lavoro, il sacrificio e il coraggio, ma solo se vivi in un Paese, come l’America, in cui sussista la pre-condizione di un solido regime liberal-democratico.
Questa è l’America che la sua Storia nobilissima, ancorché molto giovane, ci ha fatto conoscere; da qui il risveglio traumatico al suono degli insulti, le minacce e le umiliazioni gratuite che Donald Trump ha voluto sputare sul Presidente dell’incolpevole e massacrata Ucraina.
I fatti sono noti, inutile tornarci su. Ieri, sul Corsera, il politologo Ernesto Galli della Loggia ha magistralmente spiegato che ciò che più colpisce, in questo inedito comportamento dell’inquilino della Casa Bianca, è “il carattere suicida che egli sta imprimendo alla politica estera del suo Paese”. Utilissima, a nostro avviso, appare la lezione impartita in quell’editoriale.
In casa nostra, di converso, colpiscono molto i mezzi silenzi della Premier Meloni. Sullo scontro politico internazionale del secolo Trump-Zelensky, ma soprattutto sul comportamento osceno del Presidente Usa, ha preferito imboccare la strada interpoderale del cerchiobottismo: “No alle divisioni, ora un vertice Stati Uniti-Ue”.
Un Bettino Craxi, redivivo Primo Ministro, avrebbe preso l’autostrada, anzi un jet, ed avrebbe saputo come addomesticare la brutale arroganza di Trump, ossia di uno che umilia un Paese invaso ed esalta l’invasore Putin, prima di organizzare vertici ad altissimi livelli istituzionali certamente indispensabili. Lo avrebbe liquidato con un verbo e un aggettivo, tono appropriato e rigorosamente in lingua inglese: “Donald, be quiet!”.
Giorgia Meloni non lo ha fatto. Come italiani, europei ed europeisti dovremmo avere motivo di preoccuparci. E non poco.

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