IL CORSIVO – Giorgia Meloni e Trump che svende (non solo) l’Ucraina
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“Gli altri continuino pure a rotolarsi nel fango. Noi continueremo a volare alto”.
Sono parole di Giorgia Meloni. Le pronunciò il 22 ottobre 2022, nel giorno del primo compleanno del suo governo.
“Volare alto”. È un’espressione che piace alla Premier. L’hanno sentita usarla altre volte. Si potrebbe azzardare, ogni qualvolta una cosa politica va storta e le arrivano attacchi. Come in questi giorni, ad esempio, con il caso Ucraina che è riesploso all’improvviso in maniera più dirompente che mai.
“Volare alto”. Effettivamente, ancorché sia modo di dire abbastanza abusato, l’espressione conserva una sua efficacia. È incisiva, persuasiva: specie nell’accezione squisitamente politica di perseguire obiettivi alti e nobili, l’esatto opposto del “rotolarsi nel fango”, peggio ancora nelle sabbie mobili d’una quotidianità priva di visioni, di grandi progetti, di sguardi lunghi verso orizzonti ampi e luminosi: insomma di aspirazioni possibili ai confini con l’utopia.
“Dobbiamo volare alto”. Raccontano che la Premier lo abbia sussurrato ai suoi più stretti collaboratori, ieri, dopo aver dato uno sguardo veloce alla rassegna stampa, stracolma di titoli, appunto, sulla bomba ucraina.
Epperò, a differenza di altri episodi, stavolta il fatto è troppo grande e grave. Oggi, all’indomani della telefonata Trump-Putin e dei suoi contenuti, in buona sostanza l’accordo secondo cui l’Ucraina viene svenduta allo Zar di Mosca con il beneplacito (e chissà perché!) del Presidente Usa; e all’indomani, altrettanto esplosivo, delle cose strampalate dette a Monaco dal vice di Trump, J.D. Vance, che ha sputato addosso all’Europa, accusandola di scarsa democrazia e di reprimere le libertà, a cominciare dalla libertà di parola, e che di fatto ha sputato addosso anche agli States rinnegandone decenni di storia politica, economica e sociale condivisa proprio con l’Europa: oggi, dicevamo, più che “volare alto” in senso lato, la Premier italiana dovrebbe avvertire il “dovere di Stato”, non solo morale, di “volare” immediatamente da Trump, presso la Casa Bianca od ovunque si trovi, come peraltro è recentemente accaduto con successo per la vicenda Giulia Sala. Volare da Trump, e una volta lì – bypassando cerimoniale, abbracci e baci – deve fissarlo dritto negli occhi, e magari in romanesco, comunque da popolana qual è, della qual cosa peraltro va fiera, deve dirgli, meglio ancora se a voce alta ed alterata: “Daie, Raga: ma che c… stai facendo con l’Ucraina? Che figura di c… (qui è c di cacca, ndr) mi fai fare con il mio governo, con i miei patrioti, con l’Europa? Hai deciso di farmi rotolà nel fango? Tu quoque, Donald? Bada che se non te c’hanno mai mandato a quel paese… Io sono Giorgia…”.
Ce l’avrà il coraggio, la Meloni, di prendere una posizione del genere? Si rende conto che Trump e il suo establishment, Musk compreso, non stanno giocando una partita a biliardino in questa fase cruciale per l’Ucraina e per l’intera Europa? Ha capito che se viene svenduta e umiliata l’Ucraina comincia a traballare tutto anche in Italia e il suo governo va a farsi benedire?
Riflettiamo. Come argutamente ha osservato Antonio Polito, ieri nell’editoriale del Corsera, riferendosi al discorso di Vance, “Affermare che il pericolo maggiore per l’Europa di oggi non è la Russia o la Cina, ma sé stessa, fotografa il progetto della nuova destra americana di deglobalizzare il mondo, e dividerlo in zone di influenza. Quella europea è appaltata a Putin”.
Morale della favola: va bene volare alto, ma attenzione a non andare tanto alto, verso il sole, da dimenticare come si tengono i piedi a terra. Per maggiori informazioni, rivolgersi alla buonanima mitologica d’un certo Icaro. Farebbe bene la Premier a non sottovalutare. Schlein e compagni hanno pronto lo champagne.
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