IL CORSIVO – Suvvia, ministra Santanchè…
La ministra del Turismo, Daniela Santanchè, é stata rinviata a giudizio dall’Ufficio Gup del Tribunale di Milano con l‘ipotesi di reato di falso nelle comunicazioni societarie 2016-2022 della sua Visibilia Editore Spa.
Sarebbe stucchevolmente fuori luogo dividersi tra innocentisti e colpevolisti. Non è stato ancora soppresso, e speriamo non lo sarà mai, il principio della presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva.
Tuttavia, trattandosi in questo caso di un politico, andrebbe valutata l’opportunità delle dimissioni a prescindere, decisione che spetta soltanto al diretto interessato e non già ai politici della maggioranza o minoranza parlamentare.
Nel caso specifico, la ministra farebbe cosa buona e giusta a tener conto di una circostanza tutt’altro che marginale. A parte una seconda richiesta di processo con l’ipotesi di truffa allo Stato, e a parte anche l’iscrizione di Santanchè nel registro degli indagati per concorso nella bancarotta della società Ki Group srl, la Visibilia Editore Spa ha giá patteggiato 63.600 euro di sanzione e 15.000 euro di confisca come risarcimento. Vale a dire, se tanto mi dà tanto, che almeno nelle vesti di imprenditrice la ministra avrebbe qualche difficoltà a concorrere per il Nobel della Trasparenza.
In conclusione: la ministra Santanchè lasci pure cadere nel vuoto le grida da Inquisizione delle Schlein e dei Conte, orbi del solo occhio sinistro quando si tratti di sputar sentenze. Ma non perda l’occasione di dare prova di sensibilità istituzionale: un gesto in tal senso sarebbe, oggettivamente, più che opportuno.
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