IL CORSIVO – Cecilia Sala: un capolavoro di Giorgia Meloni
Cecilia Sala, brillante giornalista 29enne del Foglio e di Chora Media, arrestata 20 giorni fa in Iran senza un perché plausibile, ieri è stata liberata ed ha potuto riabbracciare i suoi in Italia.
Abbiamo selezionato alcune dichiarazioni rilasciate appena la notizia è diventata ufficiale.
Il papà di Cecilia: “…Ho pianto soltanto tre volte nella mia vita. Credo che il governo del nostro Paese abbia fatto un lavoro eccezionale… È stato un lavoro di coordinamento straordinario…”.
La mamma di Cecilia in lacrime: “Io sono nata oggi…”.
Il compagno della giornalista, anche lui giornalista: “…Cecilia è libera. Un gran lavoro italiano. Grazie a tutti”.
Mario Calabresi, direttore di Chora Media: “Sono molto felice ed emozionato. Avevamo ottimismo negli ultimi giorni perché abbiamo visto che il governo stava lavorando intensamente e perché Giorgia Meloni ci ha messo la faccia. Ma così in fretta non ce lo saremmo mai aspettati. Quando ho dato la notizia in redazione a Chora e Will, è partito un lungo applauso e alcuni colleghi e colleghe piangevano dall’emozione. Siamo grati a Giorgia Meloni, a tutto il ministero degli Esteri, all’ambasciatrice italiana a Teheran Paola Amedei. Tutti si sono presi a cuore questa storia e hanno lavorato per liberare Cecilia…”.
Cosa dire? Non sono parole di circostanze. Raccontano un fatto realmente accaduto, drammatico, il lieto fine.
Doverosamente, aggiungiamo il resto. È stato un capolavoro di Giorgia Meloni. La sua visita lampo a casa di Trump in Florida ha trovato ieri il “perché” vero, a dispetto di chi la voleva pendente dalle labbra di Elon Musk, pronta a svendere l’Italia al Padrone di SpaceX, come alcuni talk show televisivi si erano affrettati a insinuare lunedì sera.
Si può essere simpatizzanti politici o meno della Premier, e il sottoscritto non lo è, la verità della volata in Florida è che Giorgia Meloni aveva intuito che la vita di Cecilia Sala era strettamente legata al tempo di intervento e all’incisività dell’azione, ed è intervenuta alla velocità della luce: in presenza, queste non sono cose che si affrontano e risolvono in video-chiamata.
È andata così e ottimamente.
Chissà, adesso, se in questo fritto misto di demagogia e cieca radicalità, cui in tutta evidenza s’è ridotta la politica italiana, magari – invece di associarsi al plauso per la missione compiuta – Elly Schlein e Maurizio Landini non colgano l’occasione per sfilare contro la liberazione di Cecilia Sala: così, giusto per distinguersi da Giorgia Meloni che ne è stata l’impeccabile regista e diretta protagonista. Speriamo che non accada: sarebbe demoniaco.
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