IL CORSIVO – Le pistolettate a Moncalieri, la “volpe” e… il caso Avellino
Avete letto o ascoltato dai Tg la notizia dell’ex campionessa olimpionica di sci, Vera Schenone, 84 anni, che venerdì scorso ha ferito un manager vicino di casa, a Moncalieri, sparandogli tre colpi di pistola due dei quali andati a segno su un braccio?
La ricostruzione del fatto di cronaca, elaborata dai carabinieri su confessione della donna, ha fatto emergere un movente, dramma a parte, decisamente singolare che peraltro giustifica il ricovero della Signora Schenone presso il reparto psichiatrico delle Molinette di Torino.
Agli investigatori, infatti, l’ex sciatrice ha raccontato: “Ogni giorno una volpe veniva nel parco ed io le davo da mangiare, ma a lui non piaceva. La infastidiva, così ho preso la pistola e gli ho sparato”.
Cosa dire? È letteratura medico-giudiziaria, ma non solo, che nella stranezza delle cose che accadono è sempre rinvenibile, in qualche misura, una sofferenza dell’Io, cosciente o inconscio che sia.
Si pensi, ad esempio, e per altro verso, a quanto sta accadendo nella vicenda politico-amministrativa del Comune di Avellino. Qui, grazie a Dio, non ci sono state fino ad ora violenze fisiche nei confronti di chicchessia, ma quelle verbali hanno superato ogni limite di sopportabilità e di decenza morale ed etica, roba inconcepibile in qualsiasi contesto che possa definirsi civile. C’è qualcuno disposto a credere che i comportamenti dei protagonisti principali di questa stranissima storia non siano l’effetto di profondi disturbi dell’Io?
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