IL CORSIVO – Ruffini, gli evasori fiscali e gli onesti cittadini

Pesano come un immenso macigno le parole dell’intervista rilasciata in esclusiva al Corriere della Sera (Fiorenza Sarzanini) dall’ormai ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. Parole che andrebbero incorniciate ed esposte sulla parete più visibile di tutte le case degli italiani. Perché sono le parole di un servitore dello Stato che difende chi paga le tasse e attacca impietosamente, ma giustamente, gli evasori: non i provericristi che non riescono ad arrivare alla quarta settimana senza doversi rivolgere alla mensa dei poveri, e nonostante tutto pagano il dovuto; ma quelli seriali, quelli che versano meno del Cipputi busta-paga formato mignon, e che hanno la sfrontatezza di ostentare ville e auto di lusso, guardaroba principeschi, un maxi-mosaico con tutti i tasselli possibili del benessere da paradiso terrestre.
Ruffini è stato indotto a dimettersi semplicemente perché ha fatto il suo dovere di cittadino fedelissimo e capacissimo servitore dello Stato. Si è dimesso perché non sopportava più il volgare chiacchiericcio di certi politici invasati, e magari anche corrotti, che additano i funzionari pubblici dell’Agenzia delle Entrate come “estorsori di un pizzo di Stato”, scambiano “il senso civico per scalata di potere”, “la difesa del bene comune per scelta di campo politico”, “la battaglia contro l’evasione per qualcosa di cui vergognarsi”.
Ritagliatela integralmente l’intervista di Ruffini al Corriere. Incorniciatela. Esponetela in casa e in tutti i luoghi più frequentati del nostro Paese. Soprattutto pretendiamo che nei comuni, piccoli e grandi, vengano rese pubbliche le dichiarazioni dei redditi di tutti. Per farne cosa? Semplice: aiutare l’Agenzia delle Entrate a scovare gli evasori. Più se ne trovano, tanto più – nel tempo – risparmieranno i cittadini onesti che oggi pagano le tasse per sé e per i frodatori fiscali.

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