IL CORSIVO – Conte-Schlein: partita con le carte truccate
Intervista (post-Costituente M5S) del Corriere della Sera al presidente Giuseppe Conte.
Abbiamo selezionato, per la nostra chiosa finale, tre domande della giornalista (Monica Guerzoni) e le relative risposte.
1) D: È pronto ad allearsi col Pd di Schlein per battere la destra di Meloni?
R: “Le indicazioni della Costituente ci chiariscono che il nostro popolo non vuole stare in una torre d’avorio, ma ci confermano che un’alleanza per noi non può mai essere un fine, ma deve essere il mezzo per cambiare il Paese”.
2) D: Con Renzi o senza Renzi?
R: “Non fatemi ripetere sempre le solite cose. Noi vogliamo andare al governo per poter realizzare un vero cambiamento con alleati affidabili. La novità è che domenica è nata qualcosa di nuovo nel campo progressista”.
3) D: Spera ancora di spuntarla su Schlein e di correre da candidato premier?
R: “La questione non è assolutamente all’ordine del giorno. Quando lo diverrà, il nostro obiettivo sarà la compatibilità dei rispettivi programmi”.
Fin qui le domande, tutt’e tre insidiose, e le risposte.
Cosa dire alla luce delle parole del presidente 5 Stelle ed ex premier? Forse la metafora che rende meglio l’idea del pensiero-non pensiero di Conte è nella raffigurazione mitologica del padre degli dei e dei faraoni, Atum: testa di uomo (o di donna), collo di cobra e corpo di anguilla.
La testa di Conte – per quello che pensa e dice, nulla a che vedere con l’anatomia – richiama alla mente il linguaggio delle Sibille, ovvero la potenza dell’ambiguità, l’arte della politica di parlare in modo da prestarsi a più interpretazioni: un campo “aperto” (cosa diversa da quello “largo”) dentro al quale, nel futuro prossimo o remoto, il diretto interessato può calare i significati che meglio incrociano le sue convenienze politiche del momento.
A parte il collo, in questo caso ininfluente, il corpo di Conte – ma solo simbolicamente, s’intende – richiama l’anguilla, ossia la capacità di scivolarti tra le mani, di non lasciarsi acchiappare con facilità. Ancora qui, in perfetta sintonia con il linguaggio sibillino, lo fa per sfuggire alla sottoscrizione di qualsiasi impegno che possa farlo prigioniero d’un vincolo formale e sostanziale, impedendogli – come sopra, in un futuro prossimo o remoto – di esercitare quel “potere d’interdizione” che gli può consentire di conquistare Palazzo Chigi anche se è minoranza nella coalizione di maggioranza. Accadde già con Craxi, anche se il paragone tra Bettino e Giuseppe non regge, il perché è nelle oggettive stature politiche dello Statista buonanima e dell’Avvocato, ancorché rispettabilissimo, dei nostri giorni.
Tutto sommato, in conclusione, nulla si può rimproverare a Conte se sceglie il metodo delle Sibille. Di fatto, e chiaramente, anche la leader del Pd sta giocando con le carte truccate la partita della coalizione con il M5S (ammesso che si chiamerà ancora così il Movimento inventato da Grillo e appena rifondato, ma come partito, da Giuseppe Conte).
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