“La sanità pubblica è in emergenza al Sud”. Gimbe: le Regioni meridionali hanno meno soldi
Fa discutere l’allarme lanciato nei giorno scorsi dalla Fondazione Gimbe sulla tenuta del servizio sanitario pubblico in tutto il Sud dell’Italia, in crisi per mancanza di fondi e dipendenti. In questo scenario, emerge il caso della Campania, ancora sottoposta al Piano di Rientro senza motivo da un anno e mezzo
C’è una autonomia differenziata delle Regioni che di fatto è già in vigore da anni, è quella della Sanità. Lo ha ricordato nei giorni scorsi la Fondazione Gimbe, pubblicando il Settimo Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale. Le analisi condotte dalla Fondazione rilevano quelle che vengono definite le imprevedibili conseguenze delle maggiori autonomie in sanità con il completamento della riforma, perché andrebbero a peggiorare una situazione e di crisi del Servizio Sanitario, a causa delle “enormi diseguaglianze regionali in termini di livelli essenziali di assistenza erogati, di mobilità sanitaria, tra gli altri. Si mette nero su bianco che per Giombe è a rischio la tenuta del servizio sanitario pubblico in tutto il Sud dell’Italia, per mancanza di fondi e dipendenti. L’intero Mezzogiorno sconta una penuria di mezzi per poter competere con il resto del Paese, dove il Centro Nord beneficia di risorse superiori. In questo scenario, la Campania ha un doppio gap da colmare, nonostante gli sforzi di questi anni. Da un lato è ancora sottoposta al Piano di Rientro, che non consente di assumere il numero necessario di medici e infermieri, dall’altro non riceve le risorse necessarie per fronteggiare i danni causati da dieci anni di commissariamento, che per molti altri anni sottrarranno soldi ai servizi per ripagare il debito degli anni ’90.
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