IL CORSIVO – Il ministro Giorgetti e Giacomo Leopardi
Il ministro dell’Economia e Finanza, Giancarlo Giorgetti, ieri sulla spesa pubblica: “Confermo, come peraltro già annunciato ai colleghi in Consiglio dei ministri, che occorre fare sacrifici e rinunciare a qualche programma, magari totalmente inutile, magari che sopravvive dal passato e che non dà nessuna concreta utilità. Quindi ho sollecitato tutti i colleghi a fare proposte rispetto alle spese che sono da considerarsi inutili. Dopodiché, se i colleghi non presenteranno proposte, al ministro dell’Economia toccherà fare la parte del cattivo e provvederà lui”.
Giorgetti lo ha affermato nel corso di una intervista alla “Festa dell’ottimismo” del quotidiano Il Foglio.
Cosa dire se non: “Altro che Festa dell’ottimismo!”.
Pensate: Gramsci – vissuto in tempi assai più problematici di quelli attuali, considerato il contesto politico, economico e sociale di allora – da grande visionario che era, ebbe il guizzo di riequilibrare “Il pessimismo della ragione” contrapponendogli “L’ottimismo della volontà”.
Giorgetti, poverino, alla prima pioggia non ha pensato di aprire l’ombrello: si è rifugiato direttamente nel bunker dell’austerità. Avrà i suoi buoni motivi. Epperò, che miseria: perfino Leopardi, nonostante il suo ostentato pessimismo cosmico, riuscì a poetizzare uno squarcio di sereno con i pastelli della quiete dopo la tempesta.
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