IL CORSIVO – Giuseppe Conte e la parabola della vigna

Giuseppe Conte, ieri, in un video sui suoi canali social: “Oggi il Movimento 5 Stelle compie 15 anni. E l’augurio va a ognuno di voi, di noi, a chi ci è sempre stato, a chi è rimasto, a chi si è aggiunto, a chi anche quest’estate sotto il sole non si è risparmiato, per portare avanti le nostre battaglie, per raccogliere le firme, contro l’autonomia differenziata, per il salario minimo”.
Cosa aggiungere se non che gli auguri vanno soprattutto proprio a lui, a Conte. Il quale, ultimo arrivato nel M5S, è diventato il primo. Era politicamente nessuno ed ha avuto la capacità di trasformarsi in qualcuno: prima presidente del Consiglio, oggi padrone assoluto del Movimento. Più che una favola a lieto fine, sembra la trasposizione in politica della parabola della vigna (E Gesù disse: “Così, quelli che sono gli ultimi saranno i primi, e quelli che sono i primi saranno gli ultimi”).
Invero, nel vernacolo napoletano – molto più semplicemente, e senza nemmeno l’assistenza dello Spirito Santo – la parabola di Conte nei 5 Stelle si potrebbe raccontare parafrasando un vecchio detto partenopeo: “E brav’ a Pepp’: dint’ ‘o Movimento è trasuto ‘e sicc’ e s’è mis’ ‘e chiatt’!”.

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