IL CORSIVO – Il giorno nero dei treni e il “chiodo del ministro Salvini”

Ieri, mercoledì 2 ottobre: giornata nera dei Trasporti ferroviari. Un guasto nel nodo di Roma ha fatto cancellare oltre cento treni e registrare ritardi fino a quattro ore.
Le spiegazioni dei vertici del gruppo Ferrovie dello Stato, di Rfi e Trenitalia non sono servite a placare la rabbia dei viaggiatori: una tempesta di legittime “grida” sui social. Le opposizioni politiche sono partite all’attacco a testa bassa. Schlein e Fratoianni i più duri. Da molti versanti, politici e non, un coro di “Salvini dimettiti!”.
E lui, il ministro dei Trasporti? Ha detto: “C’è stato un errore di una ditta privata che stanotte ha piantato un chiodo su un cavo. Il tempo di reazione di fronte a questo errore non è stato all’altezza della seconda potenza industriale d’Europa. Il privato ne risponderà. Ho chiesto nomi, cognomi, indirizzi e codici fiscali di quelli che non hanno fatto il loro lavoro: non è possibile investire miliardi di euro per comprare nuove carrozze, nuovi treni pendolari, intercity, tav e tutto il resto e poi, se uno alle tre di notte a Roma pianta un chiodo nel posto sbagliato, tu rovini la giornata di lavoro a migliaia di persone”.
Il ragionamento del ministro non fa una grinza. Peccato, però, che non chieda anche nomi, cognomi, indirizzi e codici fiscali di chi ha assegnato la ricca gara di manutenzione a una ditta privata – lo dice Salvini – che non sa battere un chiodo.

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