IL CORSIVO – L’addio ad Azione di Mariastella Gelmini

La senatrice Mariastella Gelmini – ex Forza Italia ed ex ministra – ieri ha detto addio ad Azione ed ha annunciato di aderire al gruppo misto di Palazzo Madama.
La sua dichiarazione: “Il mio percorso con Azione si conclude oggi. Ho avuto con Carlo Calenda un confronto sereno e leale e per quanto mi riguarda la stima e la gratitudine nei suoi confronti restano immutati, ma le scelte politiche del movimento a cui ho aderito con entusiasmo due anni fa vanno in una direzione che non posso condividere perché significativamente diversa da quella originaria. Il mio disagio di questi mesi è noto e la decisione (di Calenda, ndr) di entrare nel campo largo, in un’alleanza che comprende il M5S e la sinistra di Bonelli e Fratoianni nelle tre regioni che andranno al voto in autunno, mi costringe a prendere atto con rammarico che non posso rimanere. Anche perché non provengo dalla sinistra e non intendo aderirvi adesso: ero e resto una moderata popolare e continuerò con linearità le medesime battaglie”.
Cosa dire? Almeno due cose. La prima. Vanno apprezzate la chiarezza e la coerenza della senatrice. Di politici “buoni” per tutte le stagioni ce ne sono fin troppi, e sul “mercato” valgono sempre meno. Va da sé, però, che coerenza – in questo caso – significa soprattutto non cedere alla tentazione di tornare, da qui a qualche mese, in Forza Italia, ossia nel partito in cui la Gelmini era cresciuta prima di aderire ad Azione. Entrare, uscire e poi rientrare implica il rischio, specie in politica, di omologarsi al comportamento comico magistralmente interpretato da Totò e Peppino, ovvero disorientarsi e buttarla in caciara: “… Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?”. Non è roba per una milanese purosangue come la Gelmini: lei non chiederebbe al vigile urbano come muoversi nella sua città. Tuttavia, mai dire mai. Il tempo è galantuomo.
La seconda cosa, che poi è un po’ la morale di questa nuova sbandata di Azione: a furia di stare un po’ di qua e un po’ di là, ed ora addirittura nel campo largo, l’ottimo (senza ironia) Carlo Calenda si è incamminato lungo una strada (per lui) sempre più stretta.

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