L’Irpinia chiede 1,2 mld per l’emergenza idrica, ci sono 20 milioni: flop del tavolo a Roma
Gli impegni finanziari attesi a Roma al tavolo nazionale sull’emergenza idrica irpina non sono arrivati. Ma i lavori dovranno essere fatti prima poi. Il rischio è che pagheranno i cittadini
Nonostante l’impegno dei sindaci irpini guidati dal primo cittadino di Ariano Enrico Franza, supportati dall’amministratore unico dell’Alto Calore Servizi, il primo viaggio della speranza a Roma lascia pochi margini per una soluzione rapida dell’emergenza idrica. Gli impegni finanziari riportati ancora una volta all’attenzione del tavolo nazionale non sono arrivati, anzi. Ancora una volta si è chiesto alle autonomie locali e alle rappresentanze tecniche di settore l’ennesimo riepilogo del fabbisogno, benché giacciano nei cassetti ministeriali sia il piano d’ambito dell’ente idrico campano per gli schemi idrici dell’Irpinia, sia il programma pilota per fronteggiare l’emergenza datato 2022, predisposto dalla Provincia di Avellino di concerto con i Comuni su richiesta dell’allora presidente del consiglio Draghi. Per ora il Commissario nazionale per l’emergenza idrica parla di 20 milioni solo per un sistema di controllo, mentre il fabbisogno certificato dal piano d’ambito vigente chiede 1,2 miliardi di euro. Troppo poco, anche e soprattutto se si considera che nel dicembre scorso a Roma – ma forse a Roma non lo ricordano – l’Autorità Distrettuale dell’Appennino Meridionale ha già presentato questo progetto, che realizzerà una rete di monitoraggio integrata intorno alle sorgenti di Cassano Irpino, tra i Monti Terminio e Tuoro, nell’ambito del PON “Legalità” 2014-2020, per la Sicurezza Idrica – Sicurezza Sociale, finanziata dal Ministero dell’Interno. Per ora, quindi, soldi non ne arrivano. Ma i lavori dovranno essere fatti prima poi. Il rischio è che a pagarli saranno i cittadini con le nuove tariffe
I commenti sono chiusi.