IL CORSIVO – Il filosofo Cacciari e Forza Italia
Filosofo di grande prestigio, intellettuale decisamente libero da ogni condizionamento ideologico e politico, genuinamente “di sinistra” ma sempre con la testa sua, ex deputato Pci, ex europarlamentare, tre volte sindaco di Venezia, personalità più unica che rara.
Massimo Cacciari a telefono con Fabrizio Roncone del Corriere della Sera. Un colloquio più che un’intervista, come suggerisce il giornalista nel riepilogo pubblicato ieri.
In rapida sintesi. Il Filosofo immagina molto probabile la caduta entro l’anno del governo Meloni. E suggerisce ad Elly Schlein di tenersi pronta, perché spetterà a lei guidare il futuro esecutivo. Apprezza la mossa (“Sì al campo largo”) di quel “pazzo sublime” che è Matteo Renzi. Non vede altri sbocchi possibili, per il bene del futuro prossimo e remoto dell’Italia, al di fuori di una Grande Alleanza di centrosinistra capace di stare dentro le grandi sfide che attendono l’Europa.
E fin qui, tutto sommato, non c’è molto di nuovo rispetto a sensazioni e opinioni abbastanza diffuse dopo quasi due anni di destra a Palazzo Chigi.
Decisamente originale, invece, è l’interpretazione che Cacciari dà delle ultime uscite pubbliche dei Berlusconi: prima Marina sui diritti civili, da ultimo Pier Silvio, che ha recentemente “rimproverato” a Forza Italia di fare troppa “resistenza” e poca “sfida”, di fatto ammonendo che così non va e che bisogna cambiare.
Vi riproponiamo integralmente il pensiero di Cacciari al riguardo, poi la nostra chiosa finale.
Dice il Filosofo: “… Parliamoci chiaro: nessun grande imprenditore può pensare di staccarsi dai poteri forti europei e atlantici. Vuole che Marina e Pier Silvio non si ricordino di come fu mandato a casa il padre? Lo sanno bene come funziona la manopola dello spread. Se i mercati decidono di girarla e alzarlo, in due pomeriggi esci da Palazzo Chigi. È per questo che i Berlusconi non hanno alcuna intenzione di andare dietro a personaggi come quel Vannacci, né di assecondare certi pericolosi rigurgiti sovranisti di Giorgia. E poi, insomma: penso che i Berlusconi si siano un po’ scocciati di dover continuare a stare nel centrodestra per forza, per tradizione, perché è lì che vuole rimanere Tajani. La verità è che soffrono. Stanno stretti. E hanno una sola ambizione: far parte di un governo solido, credibile in Europa, ben voluto dai mercati, che pensi al bene dell’Italia e non vada dietro i capricci di Salvini… Di uno come Salvini, capito?”.
Cosa dire? Con tutto il rispetto per il Professor Cacciari, il suo ragionamento non convince. Almeno per tre ragioni.
La prima. La coalizione di centrodestra ha di fatto tre capi e mezzo: Meloni, Tajani, Salvini e Lupi (il mezzo è quest’ultimo). E qui di fatto Forza Italia “comanda”. In quella del campo largo, anzi larghissimo, le “teste” sono almeno il doppio, senza contare la Cgil di Landini. Allargare significa diluire: FI avrebbe pochi spazi di manovra e ancor meno decisionali.
La seconda. Nel campo largo il monopolio è della sinistra: la coalizione, quindi, è abbondantemente sinistra-centro e non viceversa. Oltre tutto, se il Pd dovesse essere il partito prevalente del campo largo, eventualità altamente probabile allo stato dell’arte, si tratterebbe comunque del Pd della “radicalità” di Schlein rafforzata da Landini: conciliabile con la natura di Forza Italia che nasce come partito di alternativa perfino alla sinistra moderata?
La terza ragione. I figli di Berlusconi se la sentirebbero di tradire la memoria politica del padre che mai e poi mai avrebbe comprato, non solo un’auto, ma nemmeno una bici usata al mercato di Schlein, Fratoianni-Bonelli, Grillo-Conte, Landini, e tanto nonostante la recente, intensiva propaganda renziana?
In conclusione, il ragionamento politico del Filosofo Cacciari fila a perfezione ma soltanto in apparenza: nella realtà, almeno per quanto riguarda Forza Italia e i Berlusconi, è costruito su una premessa sbagliata.
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