IL CORSIVO – Flavio Briatore e la cruna dell’ago

Ospite di “2046”, il podcast di Fabio Rovazzi e Marco Mazzoli, l’imprenditore Flavio Briatore, ha detto: “Io credo che una famiglia di quattro persone dove il marito guadagna 1.400 euro o 2.000 e la moglie magari ne guadagna 1.500 ma anche 2.500 o 4.000, che già sono cifre importanti, come fanno a vivere? Io mi chiedo: paghi l’affitto, c’è bisogno del dentista, c’è bisogno di pagare un paio di scarpe, c’è un’emergenza, come fanno? Questi sono i veri miracoli: questa gente qui tanto di rispetto perché è la cosa più difficile che puoi fare mantenere i tuoi e la tua famiglia”.
Cosa dire? È molto probabile, per le cose affermate, che Briatore ignori la realtà assai più drammatica – quella, sì, fatta di miracoli della Povertà – dei diversi milioni di famiglie italiane composte da quattro ed anche più persone che campano con la metà di 4.000 euro.
Tuttavia è già tanto che un benestante si ponga il problema nei termini d’umana attenzione in cui lo pone Briatore: forse per uno come lui, decisamente molto ricco e tale per merito, le porte del regno di Dio faranno un’eccezione e si apriranno, a dispetto del passo del Vangelo di Marco che nega questa eventualità, arrivando a sostenere il paradosso che sia invece “più facile che un cammello passi per la cruna dell’ago”.
Epperò, con tutto il rispetto, ci sarebbe piaciuto che Briatore, persona intelligente e sensibile, avesse affrontato il problema anche e soprattutto da un altro punto di vista: quello dei tanti, troppi ricchi che pagano poche tasse o comunque non le pagano in proporzione a quanto guadagnano oppure ancora non le pagano affatto. Se lo facessero, oltre ad esserci per tutti noi cittadini migliori servizi, ci sarebbe anche la possibilità d’una più incisiva detassazione dei redditi medio-bassi, quindi meno famiglie a fare miracoli per arrivare alla quarta se non proprio alla terza settimana del mese.
Pensate che soddisfazione. Potremmo dire al cammello del Vangelo di Marco: “Tu mettiti in fila: spetta prima a noi passare per la cruna dell’ago!”.

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