IL CORSIVO – I giudizi universali di Calenda

Adirata con i Big dell’Europa per essere stata esclusa dalle trattative sulle nomine apicali Ue, la Premier Giorgia Meloni ha tenuto ieri alla Camera un discorso durissimo con il quale ha lasciato intendere che potrebbe non dare il Sì dei conservatori al secondo mandato di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione.
Il leader di Azione, Carlo Calenda, non ha perso l’occasione per esprimere al riguardo un giudizio molto critico. Ecco il testo integrale del post: “Il discorso della presidente del Consiglio dimostra che ha scelto la strada della radicalizzazione dello scontro in Italia e in Europa. Ogni suggestione su una conversione di Giorgia Meloni ad un conservatorismo europeista e liberale mi pare definitivamente spazzata via. Non finirà bene per l’Italia. Dobbiamo evitare la tentazione di opporre a questa deriva una uguale e contraria. Opposizione dura e intransigente ma di merito e responsabile nei confronti del Paese. Questa è la strada che seguirà Azione”.
Cosa dire? Al netto della sua smisurata egolatria – che a volte lo spinge a credersi Carlo Magno, mentre più modestamente è soltanto Carlo Calenda – il leader di Azione, oltre ad essere una Persona decisamente perbene, è politico competente e dotato di sano pragmatismo.
Epperò, a proposito di conversioni e incoerenze, ogni tanto proprio non ce la fa a vedere le travi nei suoi occhi invece di guardare le pagliuzze negli occhi degli altri. Un esempio per tutti: era il campione dell’anti-grillismo e dell’anti-sinistrismo, ma alle scorse regionali si alleò, oltre che con il “perfido” (a suo giudizio) Pd, anche con il M5S e con Sinistra Italiana e Verdi. Puntualmente prese una batosta e diede la colpa agli altri e non a se stesso.
Poco più tardi, scimmiottando Renzi e la Meloni ha immaginato di potersi giocare con successo la rivincita, candidandosi capolista alle europee in tutte le circoscrizioni, e ha dovuto registrare una clamorosa “riperdita”, manco a dirlo sempre per colpa degli altri. Risultato: la presidente del Consiglio ha portato nel Parlamento europeo 25 deputati, Calenda nemmeno se stesso.
Per carità, sarà di sicuro un tantino sfortunato e ce ne dispiace. Ma rappresentare la presidente del Consiglio come un’eretica che non vuol saperne di convertirsi con il cuore e con la mente al “conservatorismo europeista e liberale”, e tanto sol perché s’incazza di brutto di fronte all’ipocrisia dei cosiddetti Big dell’Europa, non giova né alla politica né agli interessi dell’Italia.
È davvero un peccato che un leader della statura intellettuale e morale di Calenda inciampi così spesso nella presunzione dell’infallibilità dei suoi giudizi… universali.

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