IL CORSIVO – Grillo e Conte a stracci in faccia
Non c’era bisogno della zingara per indovinare che prima o poi tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte sarebbe finita a stracci in faccia. Ora è perfino altamente probabile che lo scontro possa risolversi con un brindisi di temporanea riappacificazione. Ma lo strappo ha radici troppo profonde per immaginare che la ferita si rimargini con l’applicazione di qualche cerottino.
Riavvolgiamo il nastro degli ultimi giorni.
Grillo fa una capatina a Roma come è sua abitudine quando si rende necessario ricordare a chi magari l’avesse dimenticato che il fondatore del Movimento è lui, che suo, oltre al simbolo, è il Dna grillino. Ragion per cui, guai a chi osi allontanarsi dalle sue idee e volontà.
Le elezioni europee sono state disastrose per il M5S. E lui, Beppe Grillo, il Capo dei Capi 5 Stelle, non può tollerare che Giuseppe Conte – ex Premier e poi deputato grazie al fondatore – faccia finta che non sia accaduto niente. Anzi, faccia peggio: ovvero cerchi di scaricare indirettamente su Mario Draghi, che non c’entra un fico secco, il peccato originale della sconfitta elettorale.
Grillo “scende” a Roma, dunque. Incontra un po’ di persone, tra le quali l’amica fedelissima Virginia Raggi, e naturalmente vede Conte. Lì per lì non trapela niente che possa somigliare a un segno premonitore della tempesta che sta per abbattersi sui loro rapporti. Ciao Beppe, Ciao Giuseppe. A presto.
Il giorno dopo, quindi prestissimo, c’è l’intervista dell’ex Premier al Fatto Quotidiano. Formalmente Conte dice che la colpa di quel 9,99% alle europee, un tracollo, è sua. Epperò sostanzialmente, scusandosi con gli elettori 5 Stelle per aver dato l’appoggio al governo Draghi un’era geologica fa, cancella con un colpo di spugna le sue responsabilità, si riaffaccia sorridente al balcone del Pantheon dei migliori statisti del mondo.
Probabilmente il colpo di scena (più correttamente “colpo di “sceneggiata”) fa presa sul popolo grillino ma non sull’unico Capo carismatico del Movimento, cioè Beppe. Il quale profitta dell’occasione del suo spettacolo al Teatro romano di Fiesole per andarci giù con tutto l’irriverente sarcasmo che anima la sua comicità-serietà politica. Dice: “È un momento storico. Ho incontrato Giuseppe Conte, mi ha fatto tenerezza: ha preso più voti Berlusconi da morto che lui da vivo!”. E ancora: “Conte deve capire che io sono essenziale e non so come andrà a finire con lui… Il Movimento che abbiamo fatto forse non c’è più, dicono che forse siamo vaporizzati, forse è la parola giusta…”.
Finita qui? Macché!
Conte non si sottrae alle domande dei giornalisti che incontra a Montecitorio. Sa di non essere al Teatro romano di Fiesole ma nel Tempio sacro del Parlamento. Niente battute, dunque, ma solo dichiarazioni politiche. E le sue parole appaiono subito serie e durissime: “Il destino del Movimento non è nelle mani di Grillo ma nelle mani di una intera comunità di uomini e donne che deciderà del suo futuro all’assemblea costituente. Di essenziale qui non c’è la singola persona ma la comunità, che ormai è fatta di gente seria, matura, che decide del proprio destino”.
Leggere con attenzione e riflettere su quella comunità fatta “ormai” di gente seria…!
Ci sarà la controreplica di Grillo? Non sappiamo se Beppe abbia in calendario uno spettacolo a Napoli. Se così fosse, statene certi, risponderebbe a Conte azzardando la pronuncia in vernacolo locale d’uno dei più classici detti napoletani, il seguente: “Azz’! È trasut’ ‘e sicche e s’è mise ‘e chiatto (“È entrato magro e si è sistemato grasso”).
Ne vedremo delle belle. Un po’ di pazienza e le vedremo. Magari con Elly Schlein a brindare al prossimo 30 per cento del Pd grazie alla vaporizzazione del M5S.
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