IL CORSIVO – Salvini pacifista sulla pelle dell’Ucraina

Il numero uno della Nato, Jens Stoltenberg, ha invitato gli alleati del Trattato del Nord Atlantico che forniscono armi all’Ucraina a porre fine al divieto di usarle per colpire obiettivi militari in Russia.
Oggettivamente, considerata la piega che ha preso l’invasione criminale di Putin (troppo facile il massacro di un Paese allo stremo, con poche armi e pochi uomini rimasti a combattere), la richiesta di Stoltenberg è il meno che si possa fare per mettere Kiev nelle condizioni di opporre resistenza allo zar sul piano militare strategico.
Poteva mancare, al riguardo, l’intervento del politico italiano più putinista dello stesso Putin, ossia il leader leghista e vicepremier Matteo Salvini? Ma certo che no.
Ha detto: “L’Italia non è in guerra con nessuno e se è stato giusto aiutare militarmente l’Ucraina, allo stesso modo non se ne parla nemmeno di togliere il divieto a Kiev di colpire obiettivi militari in Russia, così come ribadisco che la Lega è contraria a inviare anche un solo soldato a combattere in Ucraina. Noi vogliamo la pace non l’anticamera della terza guerra mondiale”.
Cosa dire? È del tutto evidente l’uso strumentale che Salvini fa del rischio terza guerra mondiale e del rischio soldati italiani in Ucraina a combattere. La seconda ipotesi non sta né in cielo né in terra: mai presa in considerazione da nessuna istituzione italiana e men che meno da alcun cittadino italiano con un grammo di cervello in testa. Quanto alla prima, il pericolo di un conflitto mondiale sussiste e può aumentare soltanto se si consente a Putin di fare ciò che vuole e starsene ad aspettare buoni e zitti che prima si mangi l’Ucraina e poi punti le fauci su altri Paesi europei, cosa che chiaramente alligna nella sua mente guerrafondaia e imperialista.
Insomma ci risiamo: Salvini dice ciò che dice soltanto per non dispiacere a Putin. In questo bisogna riconoscergli coerenza: lo sta facendo dal giorno in cui lo zar ha violato con i carri armati la sovranità del territorio ucraino. Sicché la domanda che bisognerebbe porsi e porre al vicepremier è perché insiste tanto nel sostegno a Putin, coerenza di comodo a parte.
Finora la spiegazione che arriva dal capo leghista è di una banalità insopportabile: la pace. Soluzione banale perché è troppo semplice volere la pace – come fanno non pochi santoni e santini della Chiesa e della Politica in Italia – attraverso la vile scorciatoia della resa dell’Ucraina. Resa a Putin, resa alla logica – questa sì delle armi – del più forte, resa agli invasori, oggi dell’Ucraina, domani chissà a chi tocca, magari all’Italia del “pacifista” Salvini fedele osservante della Regola Putin. Ma ci facciano il piacere: lui e tutti quelli come lui che vogliono l’Ucraina vittima sacrificale della loro ipocrita, malvagia idea di pace.
P.S.: Putin utilizza fin dall’inizio dell’invasione le armi che gli forniscono i Paesi amici, a cominciare dall’Iran, per colpire obiettivi non solo militari dell’Ucraina. Secondo la logica-non-logica di Salvini, quei Paesi sarebbero in guerra contro Kiev. Ma, di grazia, se così fosse non saremmo già oltre l’anticamera della terra guerra mondiale evocata dal capo leghista?
A maggior ragione: ma ci faccia il piacere!

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