IL CORSIVO – I disabili secondo il Generale Vannacci
“I disabili vanno divisi in base alle loro capacità: credo che classi con caratteristiche separate aiuterebbero i ragazzi con grandi potenzialità a esprimersi al massimo, e anche quelli con più difficoltà verrebbero aiutati in modo peculiare”.
Sono parole – pronunciate nell’intervista alla “Stampa”, assieme ad altre bestialità – dal Generale Roberto Vannacci, candidato alle europee nelle liste della Lega in tutte le Circoscrizioni.
Salvo rarissime eccezioni, un coro di dissensi nei suoi confronti. Tra le voci, a nostro giudizio, che più incisivamente hanno argomentato il valore della diversità, abbiamo scelto per voi quella del vicepresidente della Cei, Monsignor Francesco Savino.
Ecco uno stralcio ricavato dall’intervista del vescovo a Gian Guido Vecchi (Corriere della Sera).
La domanda: “Cosa la preoccupa in particolare?”.
La risposta: “Un approccio culturale, diciamo così, che non comprende come la vera pedagogia sia l’inclusione. È l’inclusione a misurare il grado di civiltà. La diversità non è un problema. Che sia di pelle, sessuale, biologica, mentale o che so altro. La diversità è una risorsa sempre. Credo sia questa la visione che deve accomunare credenti e non. C’è un libro, ‘Via crucis di un ragazzo gay’, del quale ho scritto la prefazione. Poi, certo, nella visione cristiana si va oltre, la diversità è la pietra scartata del Vangelo. Quella che diventa pietra d’angolo, la principale. L’aspetto più preoccupante è quello di cui parlava Elie Wiesel, grande scrittore e testimone della Shoah, quando diceva che l’indifferenza è peggio dell’odio, che il contrario dell’amore non è l’odio ma l’indifferenza. Perché l’odio, almeno, riconosce gli altri. L’indifferente invece nega l’alterità. La mia paura è che si arrivi a gettare i diversamente abilii nella categoria degli invisibili. È mai possibile arrivare a questo punto? È la cultura dello scarto di cui parla Papa Francesco”.
Cosa dire se non “parole sante”, quelle di Monsignor Savino? Certamente si può obiettare che sono parole comunque sprecate se rivolte ad uno con lo stile, la sensibilità e la cultura umana e sociale del candidato alle europee per la Lega, Vannacci. Epperò, per stare alla politica e alle elezioni, più che dello stile del candidato Roberto Vannacci, dovremmo tutti preoccuparci, ed agire di conseguenza, per lo stile, la cultura e la sensibilità politica e istituzionale di chi fortissimamente ha voluto il Generale nelle liste della Lega, ossia il leader leghista e vicepremier Matteo Salvini. Il quale, anche di fronte all’ultima sortita di Vannacci, è parso preoccupato soltanto di portare voti in più al suo partito: un modo come un altro, utilizzando l’espressione di Monsignor Savino, “per gettare i disabili nella categoria degli invisibili”.
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