IL CORSIVO – Mario Draghi e i nani politici italiani che parlano d’Europa
Al Metropolitan Museum of Art di New York Mario Draghi ha ricevuto l’altro giorno il prestigioso premio dell’American Academy in Berlin. Nel suo intervento l’ex Premier Italiano ha riflettuto, tra l’altro, sulle nuove sfide che l’Europa è chiamata ad affrontare. Il Draghi-pensiero, utilizzando le sue stesse parole, si può riassumere nel modo che segue.
“Il numero e l’importanza dei cambiamenti che l’Europa deve intraprendere per preservare la sua prosperità e la sua indipendenza sono senza precedenti nella storia dell’Unione che, a sua volta, è senza precedenti ed ha contribuito al più lungo periodo di pace nel nostro Continente… Nel nuovo mondo l’Europa è divenuta strategicamente ed economicamente più vulnerabile. In un mondo in cui l’economia é sempre più usata come arma geopolitica, l’apertura dell’Europa si è trasformata in una vulnerabilità strategica. Ci troviamo ad affrontare minacce fisiche, che non abbiamo la capacità militare e la sicurezza per contrastare”. È per questo che “l’Europa deve aumentare la capacità di difesa riducendo la costosa frammentazione della spesa europea…”. La conclusione: “… Nonostante l’incertezza che avvolge i prossimi mesi, noi europei non perderemo di vista che il nostro futuro è costruito sulla nostra unità e che, nello scegliere gli amici di questo viaggio verso un ordine differente, c’è un’ancora stabile che sono i nostri valori e la nostra fede nella
democrazia, nella libertà e nell’indipendenza”. Cosa dire? Leggiamo, rileggiamo e leggiamo ancora una volta le cose dette da Draghi, per capirne fino in fondo senso e moniti. E poi chiediamoci: quando mancano soltanto sessanta giomi alle elezioni europee, ossia ad un appuntamento dal quale dipenderanno in larga parte le sorti del futuro dell’Ue, abbiamo sin qui ascoltato dai leader politici italiani qualcosa che somigli almeno vagamente ad un accenno di ragionamento chiaro, lucido, fondato e strategicamente propositivo nella prospettiva del “numero e importanza dei cambiamenti che l’Europa deve intraprendere”, non per andare in vacanza ma “preservare la sua prosperità e indipendenza”? Converrete che c’è niente da aggiungere.
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