IL CORSIVO – De Luca, Meloni e Schlein: ovvero due piccioni con una fava

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, oltre ad essere una politica di razza e di lungo corso, ancorché giovane, è una eccellente comunicatrice: eloquio chiaro e incisivo, la giusta venatura d’ironia, l’affondo d’impietoso sarcasmo quando l’avversario è alle corde e non le resta che sferrare il knockout.
La leader del Partito Democratico, Elly Schlein, da quando è stata eletta segretaria nazionale, invero con i voti “organizzati” di gente estranea al Pd, oltre all’apporto nottetempo dei soliti “grandi vecchi” dell’ex Dc, sta interpretando a perfezione la radicalità ideologica fatta di slogan demagogici modello Landini.
Entrambe protagoniste di questa fase della scena politica italiana, Giorgia ed Elly, per una banale coincidenza d’interessi di parte, hanno commesso lo stesso errore: sottovalutare lo spessore intellettuale, l’esperienza politico-amministrativa e l’indole battagliera del governatore della Campania, De Luca.
Schelin, appena arrivata al Nazareno, aveva immaginato di potersene liberare nell’arco d’un mattino liquidandolo come un capobastone giunto al capolinea. Meloni – spettacolo di questi giorni – ha alzato il livello di sfida vestendo i panni del domatore di leoni.
Due donne di potere, il medesimo marchiano errore di presunzione. Nei fatti, la leader di Fratelli d’Italia e Premier ha elevato De Luca al rango di unico temibile interlocutore dell’opposizione. Di converso, la leader del Pd si è fatta fregare da De Luca la scena politica sul tema della “contraddizione fondamentale” del governo di centrodestra: il tema Mezzogiorno d’Italia”.
Insomma, è il caso di dire, senza nemmeno troppi sforzi De Luca ha preso due piccioni (se preferite: due colombe!) con una fava.

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