IL CORSIVO – Eletti e nominati tra figli e figliastri

Torna in primo piano la questione del terzo mandato per i presidenti di Regione. Ieri, infatti, in commissione Affari costituzionali sono stati presentati dalla Lega due emendamenti al decreto elettorale, con i quali si chiede di elevare da due a tre il limite dei mandati sia per i governatori regionali che per i sindaci di tutti i comuni, indipendentemente dal numero di abitanti. In direzione opposta va l’emendamento del M5S, che invece sopprime il comma del decreto che introduce il terzo mandato per i comuni tra i 5 mila e i 15 abitanti e abroga qualsiasi limite per i comuni con popolazione inferiore ai 5 mila abitanti. La nota aggiuntiva è che gli emendamenti verranno discussi in questa settimana e che l’esito è imprevedibile, considerate le divisioni esistenti sul tema sia tra i partiti della coalizione di maggioranza che dell’opposizione.
Cosa dire? Un minimo sindacale di buon senso avrebbe dovuto consigliare di togliere ogni limite ai mandati dei sindaci e dei governatori, esattamente come non c’è alcun limite ai mandati dei parlamentari, dei ministri, dei presidenti del Consiglio e dei Presidenti della Repubblica.
Chiediamocelo: può fare più danni un sindaco al suo posto per tre, quattro, cinque, dieci mandati, oppure un presidente del Consiglio nominato consecutivamente per altrettante volte o giù di lì? Per sindaci, presidenti di Provincia e presidenti di Regione non sarebbe più saggio far decidere direttamente agli elettori se tenerseli o meno per cinque anni o perfino a vita?
Stranezze del nostro Paese, nonostante la sua Costituzione più bella del mondo.

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