IL CORSIVO – Schlein, Conte, il bue e l’asino
Alla segretaria del Pd, Elly Schlein, non sta bene la Rai, come non le sta bene nessun tipo di informazione che non le stia dietro 24 ore su 24 a cantarne le lodi anche quando, come molto spesso accade, riduce la politica a slogan noiosamente scontati e d’un sinistrismo di maniera che offende il buon senso comune.
Non le sta talmente niente bene che ha organizzato per il 7 febbraio un sit-in contro la Rai, rea d’essere al servizio, secondo lei, della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La cosa peggiore è che la leader Pd non si pone il problema di star calpestando la dignità di centinaia di giornalisti Rai e con essi la libertà di informazione.
La Schlein ha rivolto ad altre forze politiche l’invito a partecipare al sit-in. Ma il No secco l’ha ricevuto da chi meno se lo aspettava, ossia da Giuseppe Conte, il leader 5Stelle che la segretaria dem sta ossessivamente corteggiando da mesi avendone in cambio soltanto rifiuti.
Invero, almeno in questo caso, Conte motiva compiutamente il suo No. Attraverso un post su Facebook, infatti, scrive tra l’altro: “…Se davvero il Pd vuole lavorare con noi per costruire una seria alternativa di governo, dobbiamo mettere da parte l’ipocrisia… Saremo sempre a fianco di chi nel nostro Paese difende la libertà di stampa. Ma non ci sembra risolutivo né credibile un sit-in lanciato da un Pd indignato, che chiama a raccolta le altre forze politiche e finge di non sapere quello che tutti sanno da anni, e cioè che la governance Rai è assoggettata al controllo del governo oltrechè della maggioranza di turno grazie alla riforma imposta dal Pd renziano nel 2015…”.
Cosa dire? Conte è stato presidente del Consiglio per oltre due anni, dopo il 2015. Ergo, stando al suo ragionamento sulla governance Rai, egli stesso ha goduto della “riforma imposta da Renzi” senza proferir parola. Insomma, un classico del proverbiale bue che dice cornuto all’asino. Che stile!
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