IL CORSIVO – Se Gesù in certe scuole diventa Cucù
La notizia. Agna è un comune del Veneto di tremila abitanti a circa 35 chilometri da Padova. Ieri, nella scuola “Edmondo De Amicis”, è accaduta una cosa tanto originale quanto stravagante che ha messo in subbuglio la comunità locale.
In occasione della tradizionale recita natalizia, qualcuno tra i maestri ha pensato (malissimo) di mettere mano al testo della canzoncina di Natale: la parola “Gesù” è stata sostituita con “cucù”. Non si è trattato, come sarebbe perfino lecito pensare, di una scelta scherzosa mantenendo intatta la rima. Tutt’altro. L’interpretazione autentica l’hanno data gli stessi autori della “licenza poetica”: è sostituito il nome di Gesù con un banalissimo cucù per non offendere la sensibilità dei bambini di altre religioni. Insomma, per farla breve – e con tutto il rispetto per Maria, Giuseppe, il bue e l’asinello – il Vero e Supremo protagonista del Natale, appunto Gesù, vien fatto scomparire dalla magia della Notte Santa, e al suo posto – mutatis mutandis – compare… cucù.
Scontate le reazioni della quasi totalità dei genitori degli alunni, che molto opportunamente hanno deciso di non far partecipare i propri figli al saggio natalizio.
Tutto ciò accade in singolare coincidenza con la presentazione in Parlamento di una proposta di legge mirata ad impedire il divieto dei presepi nelle scuole italiane, iniziativa politica intrapresa dopo che diversi dirigenti scolastici hanno proibito l’allestimento della rappresentazione simbolica del Natale iniziata, nondimeno, che da San Francesco (Greccio, 1223).
Ancora qui, stessa motivazione fornita dai capi d’Istituto: non urtare la suscettibilità di chi professa altre religioni. Ancora qui la spiegazione è in perfetta sintonia con con quella di altri dirigenti scolastici cui non sta bene il crocifisso in classe. In sintesi, il maldestro e ipocrita tentativo, ancorché inconfessabile, di farci disconoscere, cancellandone i simboli, la nostra secolare storia religiosa.
Ma tant’è. Cosa ci si può attendere dalla Scuola, una certa Scuola, se anche dalla Chiesa, una certa Chiesa, arrivano esempi tutt’altro che edificanti spesso prossimi, se non proprio dentro, la blasfemia? Prendete l’esempio del presepe 2023 realizzato dal parroco irpino Don Vitaliano Della Sala, il quale ogni anno propone una sua interpretazione-provocazione sui temi sociali di più stretta attualità. Per questo Natale ha voluto deragliare, probabilmente a corto di argomenti, rappresentando vicino a Gesù Bambino non una ma due Madonne. Nelle sue intenzioni, la scelta sarebbe una denuncia anti-omofobia. In base a quale ragionamento la Madonna possa c’entrare con l’omofobia è difficile comprendere. Si può spiegare, forse, soltanto con la irrefrenabile fregola di vanesio protagonismo di questo parroco. La cosa ancora più grave, tuttavia, è il silenzio del vescovo, Monsignor Aiello, di fronte ad uno spettacolo del genere decisamente sgradevole.
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