IL CORSIVO – Quel Caffè di Gramellini sul Governo nonostante…
Nel suo quotidiano “Caffè” sul Corsera di ieri – apparso sotto il titolo “Il governo Nonostante” e ottimo come sempre, a prescindere dalla miscela che usa – Massimo Gramellini si chiede perché mai, Nonostante (appunto) i pareri prevalentemente negativi su tutto ciò il governo Meloni faccia, si tratti di provvedimenti o di comportamenti, accade che quando si passa al cartello sulle intenzioni di voto, “i partiti della maggioranza non perdono un consenso che è uno, al massimo se li palleggiano tra loro, mentre le opposizioni sembrano sbriciolarsi un pezzo alla volta, come se avessero le urne bucate…”.
Dopo aver analizzato altri dettagli sul tema con l’arguzia che gli è congeniale, Gramellini arriva a questa conclusione per tentare di risolvere l’arcano: “Semplificando, delle due l’una: o maga Meloni è davvero riuscita a farci credere che lei si trova ancora in esilio a Colle Oppio mentre a Palazzo Chigi impazza Che Guevara; oppure l’unico modo per convincere un elettore non di sinistra a votare dall’altra parte consiste nel proporgli un leader di sinistra che non sia di sinistra – uno come Renzi, insomma – che però in quanto tale verrà quasi subito rigettato dagli elettori di sinistra. Al confronto, il cubo di Rubik è una bazzecola”.
Manco a dirlo, il ragionamento di Gramellini é lucidissimo. Tuttavia, fuori dai dilemmi amletici e dagli impegnativi giochi Rubikiani, una risposta ragionevole e insieme semplicissima potrebbe essere la seguente: le opposizioni guidate da Landini nelle piazze e in Parlamento da Schlein, Conte, Fratoianni e Bonelli non guadagnano un consenso che è uno, ed anzi continuano a perderne parecchi, nessun partito escluso, perché non sanno fare opposizione.
D’altra parte, quando si dice sempre No a tutto ciò che fa il governo, compreso “il quando”, magari solo per caso, ne fa una su mille buona, non dovrebbe venire il dubbio, almeno ad uno dei suddetti leader (?), che gli italiani non sono poi tanto scemi da credere che basti cantare Bella Ciao, semmai come la canta Michele Santoro accompagnato alla chitarra e al mandolino da certi “militanti” conduttori televisivi, per dare al Paese un governo capace “anche” di governare oltre che di agitare un giorno sì e l’altro pure lo spauracchio del fascismo?
Giriamola tutta la verità che é in fondo alla tazzina di caffè della politica italiana, e chissà che alla fine, come lo zucchero, non ci arrivi al palato.
I commenti sono chiusi.