IL CORSIVO – Se il ministro della Salute sbaglia la diagnosi
Intervista del Corsera al ministro della Salute, Orazio Schillaci, dopo il sacrosanto sciopero dei medici ospedalieri.
Due domande per tutte, proposte dall’espertissima giornalista Margherita De Bac: 1) “Medici e infermieri scappano dagli ospedali per scegliere percorsi professionali più remunerativi, nel privato o all’estero. Ci saranno o no nuove assunzioni?”. 2) “C’è chi ha il sospetto che questo governo non abbia a cuore la sanità pubblica. Cosa dice?”.
Le risposte del ministro: 1) “Stiamo lavorando col Mef per togliere il vincolo al tetto di spesa per le assunzioni di personale. È un nostro obiettivo. Non tutte le Regioni però hanno raggiunto il tetto già disponibile. E molte non garantiscono le prestazioni dovute al cittadino. Gli operatori potranno guadagnare di più grazie all’aumento delle tariffe delle ore extra turno. Cinque ore settimanali di lavoro extra a 100 euro l’ora sono 2.000 euro al mese per un medico e 1.200 euro per un infermiere a 60 euro l’ora. Non mi sembra sia poco di questi tempi. Non possiamo risolvere un decennio di blocco in un anno, ma non stiamo risparmiando sforzi”. 2) “Affermare che vogliamo depotenziare la sanità pubblica é ideologia pura. Mi trovi una sola norma a dimostrazione di questo assunto. Piuttosto focalizziamo il problema non sui fondi ma su come vengono spesi, ossia sugli sprechi. Sono troppe le Regioni che impongono ai cittadini un prezzo ingiusto di disorganizzazione e di disservizi”.
Cosa dire? Sulla prima risposta. Il ministro afferma decisamente una cosa giusta quando sostiene che 100 euro all’ora di straordinario per un medico (per cinque ore settimanali) e 60 per un infermiere non sono bricioline. Tutt’altro: sono fin troppo. Peccato che il governo sia così generoso ma anche altrettanto miope (il problema si risolve assumendo le unità necessarie, costi quel che costi, e non mettendo pezze peggiori del buco), e poi si comporta con inaudito cinismo quando volgarmente cestina il “salario minimo” di 9 euro l’ora per chi di certo pure si smazza, senza nulla togliere al mestiere stressante e meritorio di medici e infermieri. Ma tant’è: ideologia per ideologia, per intensità di danno quella di destra non ha nulla da invidiare a quella di sinistra. Siamo lí.
Sulla seconda risposta. Il ministro fa bene a respingere il sospetto che l’attuale governo voglia depotenziare la sanità pubblica. E in effetti non esiste alcuna norma che possa essere assunta a sostegno di questa tesi. Fa invece malissimo a tentare la solita manovra distrattiva rispetto alla verità indubitabile delle scarse risorse, in rapporto al fabbisogno, che vengono assegnate alle Regioni, a quelle meridionali in modo particolare. Il tentativo di distrazione dalla realtà dei fatti é del resto un ritornello vecchio e assai stonato. Il ministro Schillaci, come non pochi che l’hanno preceduto, salta a pié pari il nodo dei finanziamenti e invoca le necessità di focalizzare l’attenzione su come le risorse vengono spese dalle Regioni, mettendoci una buona dose di demagogia quando afferma che ai cittadini “viene imposto un prezzo ingiusto di disorganizzazione e disservizi”. Al netto di errori che immancabilmente si commettono ad ogni latitudine della sanità nazionale, qualcuno dovrebbe ricordare al ministro che c’è pochissimo spazio per contenere “disorganizzazione e disservizi” quando, oltre alle risorse finanziarie insufficienti, mancano in quantità non marginale anche quelle umane: allo stato attuale, ad esempio, si registra una carenza di ben 61mila medici e 170mila infermieri.
Il ministro Schillaci é medico. Egli fa un discorso che fila a perfezione ma tutto basato su una premessa sbagliata (Il sistema sanitario non funziona per colpa delle Regioni e non dei governi centrali). Non è di certo il suo caso, ma questo disturbo di natura psicologica si chiama Pseudologia Fantastica. Da un qualsiasi vocabolario: condizione che porta a manipolare la verità aggiungendo del proprio agli avvenimenti in funzione di ciò in cui si crede.
Se si continua a ragionare così, non c’è alternativa possibile: governo centrale e Regioni litigano, il paziente crepa.
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