IL CORSIVO – De Luca-Schlein: chi vincerà?
Perdonate la digressione personale, serve a riassumere i fatti pregressi.
Nel mio Venerdì del 13 ottobre ho sostenuto che sbaglia chi immagina che tra De Luca e il Pd a guida Schlein possa esserci una benché minima possibilità di ricucitura dopo gli strappi consumati dal partito, non dal governatore della Campania, sia con la questione del “terzo mandato”, sia con gli apprezzamenti (cacicco, capobastone ed altro) rivolti dall’ultima arrivata nel Pd, ossia la Schlein, a uno, cioè De Luca, che nel Pd ha sempre militato, per di più proveniente da decenni di militanza nell’ex Pci diventato successivamente Pds e Ds per poi, ed infine, concorrere alla nascita del Partito Democratico.
Insomma, si trattava e si tratta di uno strappo troppo profondo, addirittura radicale, per non giungere alla conclusione – era ed è questo il senso del ragionamento – che la partita tra il governatore della Campania e la segretaria del Pd non può finire in parità, con un abbraccio da “vogliamoci bene” o a tarallucci e vino se preferite: questa partita avrà un vincitore e un vinto, o De Luca fuori dal Pd o la Schlein ex segretaria del Pd. Restano soltanto incerti i tempi dell’esito finale: con ogni probabilità il banco di prova saranno le europee di giugno 2024.
Se mai occorreva una riprova che le cose così stanno e così resteranno, ci ha pensato De Luca a ribadirlo sabato in occasione della “Festa dell’ottimismo” (una casuale contraddizione in termini) organizzata da “Il Foglio”.
Sulla questione interna al Pd, De Luca ha detto tra l’altro: 1) “Milito in un partito che mi ha sempre rotto le scatole. Ci sono dappertutto, ma diciamo che nel Pd mi pare di aver trovato una particolare concentrazione di cafoni, maleducati e presuntuosi”. 2) “Sono l’esponente del Pd più votato in Italia. Ho vinto col 70% e incredibilmente mi ritrovo esponenti del Pd che sono nullità sul territorio e che parlano senza il minimo rispetto”. 3) “Il governatore del Veneto sta esercitando il terzo mandato e tutti stanno zitti, dire no al terzo mandato per il presidente di Regione significa dire no ai cittadini che hanno il diritto di scegliere da chi essere governati”. 4) “Siamo l’unico partito al mondo che si fa eleggere il segretario da chi non è iscritto al Pd, ma anzi non lo vota neanche. Evidentemente c’è un problema di salute mentale”.
Dalla stessa “Festa dell’ottimismo” è arrivata poco dopo la replica, oggettivamente assai “moscia”, di Elly Schlein intervistata dal direttore del Foglio, Cerasa: 1) “Non ho alcun interesse a parlare di polemiche interne al Pd in questa contingenza internazionale”. 2) “Il Pd è un partito plurale che più lo caratterizza e più lo valorizza”. 3) “Io non ho mai creduto nei partiti personali e tanto meno familiari, ed è il motivo per cui mi sono candidata alla segreteria”.
Sarà tattica, sarà tutto quello che la segretaria Pd intende o vuole fare intendere. La cosa certa è che ai fatti esposti da De Luca, ancorché nello stile di sempre ma comunque fatti, la Schlein continua ad opporre esternazioni fumose e improbabili arrampicamenti sugli specchi, così dimostrando che il partito “plurale” di cui canta le lodi è tanto “singolare” che più non si potrebbe.
La Schlein processa sommariamente la storia del Pd e dei suoi protagonisti ma continua a far perdere consensi al partito senza concedersi una pausa di riflessione autocritica. Può piacere oppure no, ma al confronto De Luca si conferma un gigante.
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