IL CORSIVO – Le bombe di Salvini contro Meloni (e l’Italia)
È il vecchio vizio della politica italiana, da sempre: quando si avvicinano le elezioni, di primo o secondo piano che siano, i partiti impazziscono, e i più pazzi sono quelli della coalizione al governo, indifferentemente se di centrosinistra o di centrodestra.
Mancano circa nove mesi alle Europee. Il teatrino che ci stanno offrendo in queste ultime settimane è soltanto un assaggio. I “numeri” migliori sono ancora tutti custoditi nel cassetto. Vedrete: saranno bombe a orologeria, ben dosate, nella potenza e nei tempi di esplosione, in base alle percentuali dei sondaggi sulle intenzioni di voto.
In un governo di coalizione, chi riceve più bombe in testa (il fuoco amico) è il partito di maggioranza relativa. Se poi, come restituiscono appunto i sondaggi più recenti, il partito di maggioranza relativa addirittura triplica il secondo partner della coalizione, apriti cielo: il ricorso alle armi non convenzionali non è assai probabile, è certo.
Prendete il capo della Lega e Vicepremier Matteo Salvini. Egli non si rassegna alla supremazia elettorale (e non solo) della Premier e leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Ricordate le sue ostentazioni pubbliche con il rosario tra le mani e i santini d’ogni provenienza tracimanti dalle tasche dei pantaloni, giacche e camicie? Tutto scomparso. Il Vicepremier sembra diventato ateo: stop preghierine, baciucchi alla Vergine, occhi lucidi se la Vergine aveva le sembianze della Madonnina della sua Milano. Scenografia rivoluzionata. Anche se non si vedono (le bombe), il leader della Lega maneggia ormai quotidianamente quella roba lì ad orologeria. Rileggere per credere (e vedere le bombe) tutto quanto negli ultimi giorni ha detto e fatto dire ai suoi, Calderoli e Crippa in testa, su sbarchi a Lampedusa, caso Tunisia e vie diplomatiche fallite.
Statene certi, dunque: più si va avanti, più aumenterà l’ira funesta di Matteo.
Diverso stile istituzionale e politico – va riconosciuto – sta tenendo l’altro Vicepremier, nonché segretario di Forza Italia, Antonio Tajani. Ferma coerenza con la linea della buonanima di Silvio, toni pacati e soprattutto argomenti ben ragionati, moderazione nell’analisi degli eventi non solo di politica estera, niente rosari e santini, viso rassicurante, mai rabbioso.
La domanda, a questo punto, è scontata: fino a quando la Premier Giorgia Meloni consentirà al suo Vice leghista le esercitazioni di guerra che stanno recando non pochi rallentamenti dell’azione di governo, del resto proprio in presenza d’una fase congiunturale sfavorevole per l’economia dell’Unione europea?
Il deputato Giovanni Donzelli, politico molto sveglio, responsabile organizzativo di FdI e tra i più vicini a Giorgia Meloni, ha detto due giorni fa che il centrodestra è sotto assedio, che ha contro non solo il Pd e gli altri partiti e forze sindacali di sinistra, ma anche lobby e gruppi di pressione economici potenti che hanno occupato per anni spazi enormi di potere.
Ora, sarà pure vero ciò che afferma Donzelli, e in ogni caso è del tutto normale, seppure da irresponsabili, che quando si sta all’opposizione – politica o lobbistica che sia – si cerchi di far sbattere la barca contro gli scogli.
Ma nel caso del governo in carica, la verità lapalissiana è che i veri problemi li sta creando Salvini. E attenzione: non per salvare l’Italia. Non per dare una mano all’Europa: tutt’altro, a giudicare da come ha accolto l’ottima notizia dell’incarico a Draghi, conferito da Ursula von der Leyen, di preparare una relazione sul futuro della competitività europea. La strategia del leader leghista è tutta ispirata e alimentata dall’obiettivo di guadagnare terreno elettorale rispetto a FdI con le prossime Europee. Insomma, il cieco interesse di partito e personale anteposto agli interessi dell’Italia e dell’Europa. Tutto qui. Se questa non è miseria politica, qualcuno ci aiuti a capire di cos’altro possa trattarsi.
I commenti sono chiusi.