L’aspettanza
Come certe donne di alcuni paesini del sud, sedute d’estate davanti alle loro case, come sentinelle della vita che passa, con lo sguardo ammutolito dall’arsura del tempo e delle esperienze accumulate, col pensiero a ciò che è stato e ciò che poteva essere, o ai pesi sopportati e alle confidenze custodite, così, proprio così, a volte raffiguro noi tutti.
Mi sembra cioè come se ognuno di noi vivesse una vita caratterizzata, tra l’altro, da una continua aspettanza di qualcosa, non importa se ben determinata o indefinita, e penso che questo comunque contribuisca in fondo a dare un senso alla nostra esistenza.
Preciso subito che per me l’attesa non è sinonimo di inerzia o di passività; è ben altro, perché continuare nel tempo a credere fermamente in qualcosa nonostante tutto e tutti, credo richieda innanzitutto una buona dose di coraggio; significa percorrere la propria vita ma riuscendo in ogni modo a coltivare a lungo la speranza che tra tanti accadimenti di ogni tipo possa succedere anche qualcosa di bello che si desidera. E nel frattempo diventare in questo modo costruttori di sé stessi, fortificare le convinzioni personali, tenersi allenati a non abbandonare mai i propri sogni.
Si impara così a comprendere come sia fondamentale dare fiducia ad ogni cosa, al tempo, alle persone, al loro mutevole modo di essere, al giusto momento di crescita e di maturazione che verrà.
Certo ci vuole pazienza nell’aspettare, proprio come quella che sa avere ogni mamma per ben nove mesi, durante i quali peraltro già crea forti legami con il bimbo che è in lei, gli parla, gli intona filastrocche, lo rassicura per ogni sobbalzo, mentre, pur vivendo il suo tran tran quotidiano, cerca di indovinarne il volto; come pure sa avere pazienza nell’attendere che il figlio maturi, o che ritrovi la strada smarrita, che impari ad amare in modo pulito, che comprenda cos’è il rispetto .
Insomma, la vita ci pone spesso in uno stato d’attesa che ci coinvolge emotivamente: attesa di un normale processo di crescita, di un lavoro, di comprensione, di giustizia, o, a volte, più drammaticamente, che un dolore ci abbandoni, o che avvenga miracolosamente la guarigione di una persona a noi cara.
Persino in questi casi è la speranza che, come una fiaccola, ci illumina la via e non smette di darci conforto oltre alla forza di pregare, di credere ancora, di piangere, di vivere appieno ogni momento con chi sta per lasciarci, di riempire i nostri sguardi dei suoi ultimi sguardi, di comprendere, come mai precedentemente, l’importanza di ogni attimo del tempo sprecato.
E forse anche in questa aspettanza dolorosa, in questo viaggio che purtroppo qualcuno a noi vicino si trova a percorrere, si impara per la prima volta ad assaporare davvero lo spettacolo che la vita, anche quando siamo distratti o addolorati, intanto sempre ci offre, che sia quello delle verdi montagne e di un cielo limpido, o piuttosto delle care presenze che ci sono state date in dono sia pure per un tempo limitato.
E dunque a chi sta attraversando questo triste percorso, auguro almeno un’aspettanza fatta di coraggio, di tanta forza e di un immenso conforto, anche se solo virtuale.
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