IL CORSIVO – La Rai e Lucia Annunziata

Lucia Annunziata (ieri) ai telespettatori della sua “In mezz’ora” su Rai 3: “Oggi come sapete è l’ultima puntata dopo 18 anni, saluto tutti, è stato un onore e un divertimento tenervi impegnati e informati. Grazie a tutti e a presto”.
Cosa dire? Se Annunziata si fosse fermata al “grazie a tutti” sarebbe stato ultrachiaro che non ha un contratto con diverso editore già bell’e pronto in tasca. Ma ha detto “Grazie a tutti e a presto”, cioè ha dato l’annuncio, ancorché un tantino ermetico, che la vedremo presto altrove. Buone cose a lei e… a presto.
Per carità, è una scelta libera e legittima lasciare la Rai dicendo che lo fa perché non le piace il governo in carica, ovvero, per deduzione logica, che le piaceva invece quello che c’era prima.
Ma la domanda è: perché mai un giornalista Rai – “servizio pubblico” – non può fare il proprio mestiere “liberamente e onestamente” a prescindere da se gli piaccia o meno il governo in carica? In Rai – “servizio pubblico” – si sta per informare con correttezza e obiettività, non certo per fare propaganda politica a questo o a quel partito, circostanza che non pare possa rientrare nel profilo d’una professionista seria qual è Lucia Annunziata. E allora, come la mettiamo? C’era proprio bisogno di fare tanta ammuina, creare un caso politico quando – scusate il bisticcio – in questo caso non c’è niente di politicamente apprezzabile se non lo show personale di una giornalista?
Aldo Grasso ha scritto sul Corsera che Lucia Annunziata è ideologica e indisponente ma finiremo per rimpiangerla. Con tutto il rispetto per il miglior critico televisivo di cui disponiamo, mi permetto di dissentire: non la rimpiangeremo affatto, per la semplice ragione che chi vorrà vederla potrà farlo, non sulla Rai, ma altrove. È il caso di dire… a presto.

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