IL CORSIVO – Se la “Schlein” se la canta e se la suona
Un fine e gustosissimo commento di Fabrizio Roncone (Corriere della Sera di ieri) sul lessico di Elly Schlein nell’intervento di lunedì alla direzione del Partito Democratico. Vi ripropongo soltanto l’incipit: riassume a perfezione il senso compiuto del pensiero.
Eccolo: “Il giorno dopo, letto meglio e scarnificato, riascoltato sui social, del discorso tenuto da Elly Schlein alla direzione nazionale del Pd restano, sostanzialmente, un paio di punti. La generica chiamata a “un’estate militante” e la stravagante evocazione di una colonna sonora mixata, le frasi poetiche e i ritornelli di alcuni cantautori utilizzati come collante politico per una relazione che avrebbe dovuto invece illuminare finalmente un sentiero, indicare una strategia, dare concretezza a un’agenda finora piena di slogan e di ritardi. Non siamo nemmeno nel Pantheon di Elly: siamo nella Sanremo di Elly…”.
Fin qui l’ottimo Roncone. Mi è d’obbligo, a questo punto, un’altra citazione affine, ancora dal Corriere della Sera di ieri. Maria Teresa Meli intervista Stefano Bonaccini e la prima domanda è la seguente: “Le piacciono i cantautori citati dalla Schlein? (Il riferimento è ancora alla stessa relazione).
La risposta: “Sono bravissimi quelli che ha citato, ma se dovessi dirle chi preferisco, io indico Cesare Cremonini, oltre ai mostri sacri come Vasco, Ligabue e Pausini, tutti peraltro della mia terra”.
Cosa dire? Mi pare addirittura scontato. Su come il Pd fosse destinato ad “evolvere” (ma più verosimilmente ad “involvere”) con la leadership Schlein, le avevo immaginate tutte, invero una peggiore dell’altra. Ma che il Partito Democratico potesse finire “a canzonetta”, giuro: a tanto non ci ero arrivato!
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