Anche dal fango può nascere un fiore
(F.G.) Per l’importanza che riveste e la sostanza che condividiamo appieno, collochiamo volentieri nello spazio degli Editoriali il “pezzo” di Clara Spadea.
– di Clara Spadea –
Appena sveglia, il mio primo pensiero è dare voce al televisore affinchè, come una presenza umana, mi tenga aggiornata su ciò che accade nel mondo nel frattempo che io mi dedico alla mia irrinunciabile e piacevole colazione!
Così, tra un morso ad un cornetto ed un sorso di caffè, mi capita di ritrovarmi tra le bombe e le macerie dell’Ucraina, o in mezzo al popolo napoletano che festeggia il suo meritato terzo scudetto, o ad Hiroshima, dove viene portato dai Capi di Stato l’omaggio al Memoriale della pace, o nella strada di una delle tante città in cui vengono deposti fiori e lacrime per l’ennesima donna uccisa per mano di chi sa interpretare le parole “amore”, “famiglia” o “allontanamento affettivo” solo attraverso l’uso della violenza.
Insomma, prima di immergermi nella mia personalissima realtà, per qualche momento partecipo emotivamente a tutto ciò che accade altrove, nel mondo, e che ritengo comunque faccia parte della vita non solo mia, ma di tutti, perché ogni cosa, ovunque sia, interagisce inevitabilmente con noi e ci plasma e ci condiziona in un modo piuttosto che in un altro.
Ebbene, oggi, di prima mattina, ho provato un mix di forti emozioni.
In primo luogo, come tutti in questo momento, ho seguito con sgomento ed un profondo senso di disperazione le immagini che arrivano dall’Emilia Romagna e che ci mostrano una regione in ginocchio, con le case e le campagne totalmente ricoperte di acqua, dove si è costretti a muoversi in canotto o nuotando per salvare vite o cose. Questo accade per via della tragedia di turno del nostro Paese, cioè per il maltempo che lì si è abbattuto in modo violento ed incontrollabile al punto da provocare l’esondazione di alcuni fiumi che hanno così inondato varie province e provocato morti, dispersi e sfollati, oltre alla perdita di ettari ed ettari di produzione agricola.
Eppure, in mezzo a tanto sconforto, il telegiornale ha saputo mostrarci anche una bellissima e significativa scena di solidarietà scattata attraverso dei semplici click. Perché lì, in mezzo al mare di fango che ha invaso strade e abitazioni, a seguito di un “tam tam” inviato via social, si sono presentati tanti giovani, muniti solo di vanga e di stivali di gomma, per aiutare, insieme ai Vigili del Fuoco e ai volontari della Protezione civile, a spazzare via la melma e a dare una parvenza di normalità. E mentre i loro abiti e il loro corpo si sporcavano di fango, tutti insieme ad un tratto hanno intonato ed invocato la famosa “Romagna mia” di Raoul Casadei, testimoniando così la gioia di essere lì per aiutare la popolazione in difficoltà e la consapevolezza di non voler essere altrove.
Questa immagine mi ha commosso profondamente; mi fa credere che il mondo, in fondo, è pieno di “Angeli”; Angeli che si manifestano nella vita di ciascuno sempre nel momento più opportuno.
Quando poi questi “Angeli” appaiono sotto le sembianze dei giovani, la loro presenza acquista un significato amplificato e maggiormente denso di significato, perché ci dà la speranza che qualche seme di umanità e di solidarietà piantato qua e là, in questo mondo che appare spesso sordo e arido, riesce invece sorprendentemente ad attecchire, e che ci sono terreni talmente fertili da far crescere i fiori migliori anche nelle situazioni e nei posti più ardui!
Insomma non dovremmo stancarci mai di seminare il bene con gli esempi e con le rappresentazioni positive, se è vero che, come cantava Rino Gaetano, “può nascere un fiore nel nostro giardino/ che neanche l’inverno potrà mai gelare”.
Sì, anche dal fango può nascere un fiore!
E dunque: bravi ragazzi, ci state donando l’aspettativa di un mondo più umano, nonostante la tragedia in atto!
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