Gramsci, l’Unità e… Sansonetti
Ieri nelle edicole di Roma c’era il numero zero de L’Unità, il giornale dell’ex Pci fondato da Antonio Gramsci nel 1924. Nel 2022 la testata è stata acquistata dal Tribunale fallimentare dall’imprenditore napoletano Alfredo Romeo, che è anche l’editore del Riformista la cui direzione è recentemente passata da Piero Sansonetti (ora direttore de L’Unità) a Matteo Renzi.
Da martedì prossimo il giornale uscirà nella sua veste completa in tutta Italia. Lo ha annunciato, appunto, Sansonetti nell’editoriale del numero zero, apparso sotto il titolo simpaticamente bellicoso: “Cara Meloni, è finita la pacchia”. Il contenuto è già tutto un programma. Il direttore – dopo aver ricordato la figura di Gramsci (“… Il maestro dei maestri, fondatore del Partito Comunista, della nuova sinistra italiana, l’oppositore fiero e coraggioso del fascismo, il grande intellettuale, il pensatore, l’eroe, il marxista, il prigioniero”) – si rivolge direttamente alla Presidente del Consiglio e al passaggio sulla pacchia che sta per finire aggiunge: “Cara Meloni, per te sarà un problema. Un vero giornalista di sinistra, forte e coerente, moderno e laico, è sempre un problema per un governo”.
Cosa dire al riguardo? Siamo un po’ tutti abituati alle iperboli di Sansonetti, alle sue “discese ardite… e risalite”. Egli è di certo un bravissimo giornalista e con i suoi “fondi” sicuramente contribuirà ad allargare il ventaglio di opinioni forti e sempre salutari sulla politica italiana. E con ogni probabilità indurrà la Meloni a smetterla con la ricreazione, se di pacchia fondatamente meriti d’essere tacciato il governo in carica. Complimenti e auguri di lunga e prosperosa vita a L’Unità, dunque. Però – lo si interpreti come un umile rilievo critico – il direttore Sansonetti cerchi di evitare ogni avvicinamento, diretto od anche indiretto, ad Antonio Gramsci. Per una ragione tanto semplice da apparire ovvia: Gramsci è stato il Grande Gramsci; Sansonetti è soltanto Sansonetti.
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