Alessandro Di Battista e il dogma dell’infallibilità

È rinata una Star politica, o presunta tale, che una volta aveva fatto parte del Movimento delle 5 Star. Divenne deputato. Ma la sua ambizione inconfessata era di diventare il capo dei capi dei 5 Stelle, per di più con pieni poteri. E poiché non glielo fecero fare, pian piano se ne allontanò, diventando battitore libero in ogni campo e perfino fuori dai campi, in contrapposizione praticamente con tutto e tutti fuorché con se stesso. Del quale “se stesso”, fin dal primo vagito offerto al mondo, ha sempre avuto una considerazione tendente all’infinito. Volendo rapportarlo ad un secondo termine di paragone, lui, Dibba, potrebbe vestire a perfezione i panni d’un Carlo Calenda di sinistra e radical chic, inguaribilmente affetto da Egolatria ossessiva.
Sabato scorso, la rinata Star politica (o presunta tale) Alessandro Di Battista ha presentato l’associazione “Schierarsi”, che aveva annunciato nell’estate 2022 e che ora ufficializza il suo ritorno alla politica attiva. L’obiettivo dichiarato è di “trasformare il pensiero in azione, fare progetti insieme, raccogliere fondi, inventarsi idee per aiutare e sostenere le giuste cause”.
Con quale stile? Quello originale e mai dismesso di Dibba. Giusto per esemplificare, del Dibba ospite opinionista (a pagamento) di Floris su La 7. Osservatelo. Lui non parla, pontifica. Su tutto. Mai un dubbio, la pretesa di personificare il dogma dell’infallibilità, solo certezze indiscutibili, per di più scandite con il tono inappellabile della delega divina, manco fosse Mosè dal Sinai: non già indicazioni pervase di ragionamenti, non semplici ed opinabili consigli, ma comandamenti punto e basta.
Provate a chiedergli che mestiere fa. Siatene certi, vi risponderà più o meno così: “Prima penso e poi dispenso verità assolute, illumino d’immenso questo mondo reso buio e cane dagli amerikani. Io non mi limito a dire: io pre–dico. E alla fine ho sempre ragione”.
Dibba ignora, o fa finta di ignorare, che nella storia degli ultimi duemila anni e rotti c’è solo il precedente di Uno che pre–diceva e le azzeccava tutte: si chiamava Gesù. Da nessun “Atto Celeste” risulta che “Lui”, il figlio di Dio, avesse un gemello destinato a scendere sulla Terra venti secoli dopo.
Perciò, Dibba, sia un tantino più modesto, non si prenda così rigorosamente sul serio, conceda qualche briciola di attenzione al dubbio. Insomma, si dia una salutare calmatina.

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